L'elisir di eterno Fiorello

A 65 anni appena compiuti, si è tolto anche gli ultimi, minimissimi freni inibitori e dice la qualunque su chiunque

L'elisir di eterno Fiorello
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Intanto il ritmo, e che ritmo. Anche quando parla piano, Fiorello va forte a differenza di quasi tutti gli altri conduttori radiofonici che parlano forte ma vanno pianissimo perché non hanno un'idea che sia una. Ebbene sì, è tornato in radio dopo un'attesa di diciassette anni (Radio Show La Pennicanza su Radio2 dalle 13,45 alle 14,30 con divertita «spillolanza» dalle 7 alle 7,30 con Sveglianza) e si scopre che nel frattempo è cambiato tutto però lui rimane attuale e magari sono i giovani debuttanti a sembrare boomer cringe. Insomma, il format è Fiorello, si sa, ma c'è qualcosa di nuovo in questo giro di pista. A 65 anni appena compiuti, si è tolto anche gli ultimi, minimissimi freni inibitori e dice la qualunque su chiunque. Attenzione, Fiorello non è un maniscalco della risata, zero volgarità, faziosità quasi inesistente. Però se la gode proprio quando critica Trump che blocca gli stranieri a Harvard («Peccato, avevo appena pensato di iscrivermi») o dice che i dirigenti Rai ci sono «ma sono nascosti». È a ruota libera proprio come lo era Alighiero Noschese, altri tempi ma stessa tempra libera.

E ciò che stupisce è che nella Pennicanza c'è un canovaccio ma molto è improvvisato perché tanto a Fiorello un copione non serve, lui può cambiare il device o il media, può parlare in radio o al cellulare, o in tv o sui social, ma non sbaglia un colpo e gli viene così spontaneo che uno si chiede ma come accidenti fa.

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