Mancano ancora diversi mesi al prossimo Eurovision, i Paesi non hanno ancora scelto i propri concorrenti, ma nonostante questo le polemiche sono accesissime ormai da settimane. Diversi Paesi hanno annunciato la propria defezione a fronte della decisione dell'Ebu di non escludere Israele e, proprio in queste ore, sono state annunciate nuove misure che portano la kermesse a dissociarsi completamente da quanto accaduto finora, soprattutto nei confronti di Israele. Il Paese rischia di diventare il fulcro dell'intero spettacolo, soprattutto perché sembrano essere cadute le accortezze che, per due anni, sono state garantite a fronte della sua partecipazione. Nello specifico, nel 2026 a organizzare la manifestazione è l'Austria a fronte della vittoria del 2025 e la prima conferma di regolamento consiste nell'introduzione all'interno del palazzetto anche di bandiere che non sono relative ai Paesi in gara.
Cosa significa questo? Che potranno entrare anche le bandiere dalla Palestina, finora bandite in quanto il Paese non partecipa alla manifestazione, ma non saranno permesse da parte degli artisti in gara. "Approveremo tutte le bandiere ufficiali che esistono nel mondo, purché rispettino la legge e determinati criteri – dimensioni, rischi per la sicurezza e così via", ha spiegato Michael Krön della rete Orf responsabile della messa in onda. L'anno scorso la Svizzera aveva scelto la stessa strada, giustificando la propria posizione con il riconoscimento della Palestina come "Stato osservatore non membro" alle Nazioni Unite, il che ha fornito la base legale per il cambiamento di regole dell'Ebu. Il cambiamento più significativo, invece, è legato alle manifestazioni di dissenso che sono prevedibili durante l'esibizione dell'artista di Israele. Fino allo scorso anno, infatti, queste venivano sistematicamente coperte durante la messa in onda della trasmissione ma quest'anno si è scelto di percorrere una strada diversa.
"Non metteremo applausi artificiali, sopra i “boo”, in nessun caso; non abbelliremo nulla e non ci asterremo dal mostrare cosa succede, perché il nostro ruolo è presentare le cose come sono", ha aggiunto Krön. La scelta austriaca è forse volta anche a ridurre le possibilità che possano svilupparsi manifestazioni accese all'esterno del Palazzetto, come già accaduto a Malmo e a Ginevra.
Sarà importante capire come verrà gestita la situazione in quanto, anche l'anno scorso, chi ha assistito all'esibizione di Israele dal vivo ha raccontato che in alcuni momenti la voce dell'artista era completamente sovrastata dai fischi.