
Allora clic, accendiamo la luce su di un altro lato sconosciuto, immaginato, sognato di Bruce Springsteen. Nel cofanettone Nebraska 82: Expanded Edition che uscirà tra un mesetto, il 17 ottobre, ci sono non soltanto una strepitosa quantità di inediti, rarità, registrazioni dal vivo legate a un album sostanzialmente folk e acustico (Nebraska, pubblicato a settembre 1982) ma pure la fotografia nitida e implacabile di come nascevano i grandi dischi tra i Settanta e gli Ottanta, tutti lastricati di prove, tentativi, pensieri e ripensamenti, cambi di idea, giochi d'azzardo stilistico. Insomma, più o meno andò così. A inizio 1982, Springsteen registrò nella sua casa di Colts Neck in New Jersey un po' di canzoni, usando solo voce, armonica, chitarra acustica e poco altro. Ad aprile incontrò la E Street Band in studio per dar loro una forma rock ma il risultato, le misteriose Electric Nebraska Sessions agognate da tutti i collezionisti, furono lasciate nel cassetto e il definitivo Nebraska uscì nella versione originale quasi lo-fi, semplice, asciutta.
In realtà si rivelò un disco di rara potenza espressiva, molto più rock di altri album rock di Springsteen. Era chiaro che a quell'età, ossia poco dopo i 30 anni e non ancora star planetaria, il figlio di Doug, veterano spesso disoccupato, e di Adele, segretaria a tempo pieno, dovesse ancora mettersi perfettamente artisticamente a fuoco. Quindi scrive, cancella, registra, soprattutto registra, con un vigore che oggi, oltre quarant'anni dopo, è un piacere ascoltare. Dopotutto si capisce dalla versione in trio di Born in the Usa (registrata in quelle sessioni) che è elettrica e furiosa, una specie di «punk rockabilly» come ha ricordato Springsteen, comunque clamorosamente distinta dall'euforia di tastiere e cori della versione poi diventata un super successo globale. È un'anteprima del tesoretto denominato Electric Nebraska (registrato con Garry Tallent, Max Weinberg, Danny Federici, Roy Bittan e Steve Van Zandt) di cui lo stesso Springsteen ha qualche volta negato persino l'esistenza, scatenando oltretutto il commercio sotterraneo di «bootleg» con pezzettini, estratti, accenni, demo risalenti a quel periodo. Qualcuno dice che Nebraska sia stato registrato in un periodo di depressione di Springsteen e magari sarà pure così, ma fu probabilmente la cosiddetta «depressione dell'incertezza», l'indecisione umana e comprensibile su quale strada prendere, scegliere, difendere. Comunque, esce Nebraska e non c'è alcun tour a supporto.
Ma poi due anni dopo arriva il disco Born in the Usa con ben otto brani nati durante le «sessions» di Nebraska.
Springsteen diventa un fenomeno pop(ular).
E questo Nebraska 82: Expanded Edition è la radiografia di quel periodo emotivamente turbolento visto che contiene le Outtakes, ossia rarità registrate da solo in casa come la splendida Downbound Train poi inclusa in Born in the Usa, e soprattutto una recente registrazione filmata di tutto Nebraska dal vivo al Count Basie Theater nel New Jersey.
Uscirà tutto pochi giorni prima dell'arrivo di Springsteen: liberami dal nulla, il film con Jeremy Allen White nel ruolo del Boss proprio al tempo di Nebraska. «È un anti biopic» ha detto Springsteen aggiungendo: «E poi sono vecchio e non me ne frega un ca... di ciò che faccio ora». Comprensibile. Tanto basta quello che ha fatto in passato, così furioso, così creativo.