Il musical che fa ridere tutti (anche chi prende in giro)

All'Arcimboldi di Milano arriva "The Book of Mormon" che ha conquistato Broadway. Con molta ironia

Il musical che fa ridere tutti (anche chi prende in giro)
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da Glasgow

Irriverente, sicuro. Blasfemo? Un pochino sì, effettivamente. Divertente, al cento per cento. La campagna pubblicitaria di casa nostra lo definisce, astutamente, "il musical che piace a chi detesta il musical". Ma solo perché non possiede le caratteristiche che il luogo comune (un po' provinciale) dalle nostre parti prevede per questo genere teatrale: show per la famiglia, buoni sentimenti, happy ending, paillettes e qualche motivo orecchiabile. Questo però, signori, è The Book Of Mormon, il musical evento che ha sbancato negli ultimi quattordici anni Broadway e il West End e che oggi, per la prima volta assoluta, approda in Italia al Teatro degli Arcimboldi di Milano dal 10 al 21 dicembre.

Il Giornale era a Glasgow mesi fa per assistere alla partenza del tour dello show più politicamente scorretto degli ultimi tempi, scritto da Trey Parker e Matt Stone, le menti della caustica serie tv animata South Park, musicato da Robert Lopez, già noto per il musical Avenue Q. Nel mirino del sulfureo trio autoriale ci sono i Mormoni o, come si definiscono loro, "la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni". Insomma, una delle tante chiese protestanti fiorite negli Stati Uniti. Per capirci, si tratta di quei pettinatissimi individui in camicia bianca e cravatta scura che, con estrema educazione, in tante parti del mondo suonano al campanello di casa (memorabile il numero introduttivo "Hello") armati, per l'appunto, del Libro.

Il loro libro, scritto dal profeta Joseph Smith. La storia del musical è presto detta: due giovani missionari il piacente Price (Adam Bailey) e il disordinato mentitore seriale Cunningham (Sam Glen), vengono spediti a fare apostolato. Non a Orlando, Florida, dove sognerebbe Price, bensì in Uganda. Convinti di suonare campanelli e convertire in un amen, i due si troveranno in una terra senza legge popolata da signori della guerra, popolazioni disilluse che per le loro disgrazie se la prendono con Dio (come nel brano in stile Il re Leone intitolato Hasa Diga Eebowai) e dove i capi villaggio violentano le minorenni diffondendo l'Aids. Si può ridere di questo, per di più portando sul palcoscenico ottima musica, perfomer virtuosi in canto e danza, numeri spettacolari? Ebbene sì. La macchina drammaturgica è stata costruita, per stessa ammissione degli autori, "per generare una risata ogni trenta secondi". Particolare davvero curioso, nemmeno i Mormoni si sono arrabbiati, anzi approfittano dello show per pubblicizzare il loro Libro prima e dopo lo spettacolo. "E questo perché uno dei segreti della storia - spiega Nyah Nish, che dà volto e voce alla dolce africana Nabulungi, la prima a convertirsi sognando di un eden chiamato Salt Lake City o, come dice lei, Salt-Lei-Ka-Siti - è che sulle prime mostra i Mormoni come sciocchi e vacui, ma alla fine essi appaiono estremamente amabili perché puri. E finisci per chiederti: ma cosa è successo nel mezzo perché io cambiassi opinione?".

Di segreti per essere diventato un fenomeno di culto, però, The Book Of Mormon ne ha tanti: "Ha un messaggio positivo di comprensione umana prosegue Nyah Nish -, ironizza in modo intelligente su come l'uomo bianco vede l'Africa e pensa di salvarla, e infine è una macchina di spettacolo che contiene diversi stili di musical, dal tip tap al rock, ironizzando per di più su alcuni monumenti di musical come Les Miserables, scimmiottandoli in alcuni punti". Lo show, con orchestra dal vivo, è in lingua originale ma, conclude Nish, "abbiamo visto in altri paesi, come in Svizzera a Zurigo, che l'audience afferra la storia e si lascia colpire dai numeri dello show. C'è una fisicità, nello show, che è indubbiamente potente, e questa risulta universale. Poi può capitare che una battuta che risulti molto forte nel Regno Unito, altrove passi in modo differente, e viceversa.

Se c'è una sfida oggettiva, per noi che lo portiamo sul palcoscenico, è quella di mantenere lo spettacolo fresco e spontaneo ogni sera, perché siamo in un tour molto lungo, alla fine sarà durato più di un anno, e la sua caratteristica è che ogni sera deve sembrare come se andassimo in scena per la prima volta".

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