Il «Nabokov» scoperto da D’Orrico? È un suo amico

Su «Magazine» il critico lancia lo scrittore dell’estate (che scrive sotto pseudonimo). Ma è «solo» il suo collega Giuliano Zincone

Sulla copertina del Magazine del Corriere della Sera di giovedì, Antonio D’Orrico ha scovato «Il nuovo Nabokov»: un autore che, secondo il critico lancia-capolavori, vuole rimanere anonimo. D’Orrico ha dedicato ben sei pagine di anticipazione a questo libro, Ci vediamo al Bar Biturico, pubblicato da Guanda con lo pseudonimo di Paolo Doni. Una storia, ambientata sulle spiagge di Capri, sul desiderio morboso di una tredicenne verso un intellettuale di 62 anni. Considerandoci, evidentemente, ormai tutti anestetizzati dal suo ruolo di talent-discount e confidando nel Bar Biturico del titolo, D’Orrico scrive: «A questo punto sento già l’obiezione, anzi la duplice obiezione. Eh no! Prima l’evocazione di Lolita, addirittura sbattuta in copertina. Poi il trucco dello pseudonimo che scatenerà i cronisti alla caccia del vero autore. Qua nessuno è fesso, questa è una preordinata manovra di marketing. In una parola: un vero e proprio complotto. Giuro su quanto ho di più caro al mondo (la testa di Philip Roth) che non è così. La scelta di griffare Ci vediamo al Bar Biturico con uno pseudonimo è dovuta a ragioni sintetizzate dal vecchio adagio: “Chi si ferma è perduto”».
Perduto? Marketing? Vecchio adagio? Il mondo dell’editoria, si sa, è piccolo e dispiace scoprire che il «nuovo Nabokov» non è altri che Giuliano Zincone, giornalista e collega di D’Orrico proprio al Magazine del Corriere. Più che marketing, si tratta di marchetting! Appena pubblicata, ieri, la notizia sul mio blog (http://satisfiction.blog.kataweb.it), sono arrivate delle mail da scrittori, critici letterari, caporedattori, uffici stampa che elogiano il coraggio di aver rivelato l’arcano (che tra addetti ai lavori conoscevano tutti). Si scopre così che le bozze del libro circolavano da mesi nelle redazioni delle case editrici di mezza Italia (tra le quali due grandi editori milanesi) con il vero nome dell’autore. Visti i rifiuti alla pubblicazione scatta l’operazione «Nuovo Nabokov». Come ha rivelato l’editore Luigi Brioschi a Il Mattino di venerdì, fu lo stesso D’Orrico a portagli il dattiloscritto. Colpito «dall’originale rielaborazione del mito lolitiano» si è deciso per la pubblicazione: «Anche perché - continua Brioschi - oggi si trovano autori italiani sempre più interessanti e c’è una situazione più in movimento, grazie anche agli stimoli della critica».

Che lo stimolo critico si sia trasformato in marchetting?
Intanto Guanda dopo aver mandato in libreria 14mila copie, domani ordinerà la seconda edizione. Il caso, come si può evincere, è quanto mai aperto. Della testa di Philip Roth, per ora, non si hanno notizie...

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