Nan (Fi): «Le cene dei parlamentari non devono imbavagliare il dibattito»

Nan (Fi): «Le cene dei parlamentari  non devono imbavagliare il dibattito»

«Spesso, in politica, succede che le ricostruzioni storiche non siano fedeli».
Detta così, avvocato Nan, pare un invito a rileggersi i giornali dell’epoca. Non sarà nostalgia da Prima Repubblica?
«Niente affatto, anzi lo dico proprio per riferirmi al presente e, soprattutto, al futuro. Che per noi significa: Popolo della libertà. E allora è bene chiarirci subito, per evitare che il Pdl nasca senza un dibattito, senza coinvolgere tanto la base che i vertici del nuovo soggetto politico».
Come dire: adesso il dibattito non c’è.
«Diciamo meglio che il dibattito è sempre più compresso. E comunque c’è molto meno dibattito oggi che in passato».
... cioè, quando c’era lei a coordinare le cose del partito azzurro in Liguria?
«Non è così. Dobbiamo spiegare meglio». La provocazione è lanciata, ed Enrico Nan la raccoglie immediatamente. Lui, 55 anni, avvocato, deputato di Fi dal 1994 fino al «passo indietro» alle ultime elezioni, è stato chiamato in causa in questi giorni da alcuni esponenti azzurri a proposito delle riunioni del comitato regionale al tempo in cui ricopriva l’incarico di coordinatore ligure. In particolare, Raffaella Della Bianca, capogruppo in Comune a Genova, sostiene che Nan faceva parte di un ristretto gruppo di decisori, abituati a fare scelte strategiche che poi venivano calate dall’alto. Lo stesso pericolo che si corre oggi, quando Michele Scandroglio, neodeputato e attuale coordinatore regionale, annuncia le cene dei parlamentari liguri del Pdl a Roma, il primo martedì di ogni mese.
Questo significa, anche secondo Luigi Morgillo, vicepresidente del consiglio regionale, esautorare gli organi locali di Forza Italia a favore del patto della trattoria e della lobby di parlamentari.
«L’esternazione di Della Bianca e Morgillo è legittima. Se loro lamentano la mancanza di un dibattito hanno perfettamente ragione. Lo prova anche la formazione delle liste elettorali».
Ma ammette o no che, quando c’era lei, gli ordini erano calati dall’altro?
«Per niente. Io riunivo il comitato regionale tutti i primi lunedì del mese, e ne facevano parte tutti quelli che avevano titolo per statuto».
Scandroglio, invece...
«Nel 2007 il comitato si è riunito una volta sola. Lui prima era molto legato ai consiglieri regionali, ora che è deputato si lega ai parlamentari».
Dunque, le cene sono un errore?
«Di per sé, non sono sbagliate. Ma il dibattito non deve finire lì, tanto più nella prospettiva della formazione del Pdl. Lo ha detto bene Berlusconi: il Popolo della libertà deve nascere dalla base, a differenza del Pd che è frutto dei vertici».
Incombono anche altre scadenze, le elezioni a Savona, le europee, le regionali.
«Proprio per questo dobbiamo coordinarci, ma sentendoci tutti veramente coinvolti. Il pericolo è che, svanita la sbornia elettorale, i nostri si sentano esclusi. Ribadisco: Della Bianca e Morgillo hanno messo il dito sulla piaga».


Allora siete sempre amici?
«Contrapporsi è un modo di fare ottuso. Qui c’è solo da remare, e di gran lena. Solo che non capisco una cosa: quando vincevamo e c’ero io il merito era di altri, ma ora che spuntano i problemi la colpa è mia? Mah!».

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