Di Napoli è il più veloce sul green

L’ex mondiale dei 3000 metri ha conquistato il record italiano di velocità giocando a golf di corsa

Di Napoli è il più veloce sul green

Lea Pericoli

«Vuoi conoscere il tuo campo da golf? Corrilo!» Questo è lo slogan che ha inventato Genny Di Napoli, medaglia d’oro e campione del mondo dei 3000 metri. Genny Di Napoli è l’atleta che ha stabilito il record italiano di velocità, giocando a golf di corsa. È accaduto sul percorso delle Rovedine. Qualcuno potrà stupirsi. Eppure questa insolita specialità esiste. C’è gente in giro per il mondo che si diverte a giocare correndo. «Questo tanto per chiarire le idee a quelli che sostengono che il golf è un gioco poco dinamico!», dice ridendo Di Napoli. Poi, il super atleta, spiega: «Stabilire un record su un campo da golf era un impresa che mi stava a cuore. Franco Piras mi aiutò a realizzarla, anticipandomi con il car e passandomi i bastoni». Il vero problema è che Genny correva più veloce del car. E, pensate che correva vestito da golf, non con scarpe e braghette da jogging. «Si! Andavo più forte della macchina. Avremmo dovuto truccarla per ottenere un tempo migliore. Comunque ho coperto 6500 metri in 36 minuti. E sono riuscito a girare in 85 colpi». Di questa curiosa disciplina esiste anche il record del mondo, detenuto da Steve Scott, golfista inglese che ha compiuto l’impresa in 27’ e 9”. «Però la lunghezza coperta da Scott era di 5000 metri. Un risultato che potrei ottenere anch’io, ma dovremmo studiarlo bene». afferma di Napoli, pronto a migliorare. Chissà che leggendo questo articolo a qualcuno non venga in mente di proporsi come sponsor per una impresa che potrebbe entrare nel Guinness dei primati.
Genny Di Napoli si avvicinò al golf durante una vacanza a Santo Domingo, precisamente a Casa de Campo: «Ero fermo per una microfrattura da stress che mi ero procurato dopo i Giochi Olimpici di Barcellona. Era settembre. Presi in mano un ferro e provai a colpire. La palla volo! Capii che correre era molto più difficile». Il nostro amico capì anche che riuscire a far volare una pallina poteva diventare una droga. «Cominciai ad appassionarmi. A vivere la mia bella avventura nel golf e trovai un nuovo, meraviglioso, mondo. Costantino Rocca, il mio idolo, mi diede tanti preziosi consigli. Anche i suggerimenti di Peppo Canonica e Scarpa furono determinanti. Venendo da uno sport povero non intendevo prendere lezioni. Franco Piras, presidente delle Rovedine, mi venne incontro facendomi socio onorario del suo Circolo». Fu l’ambiente la realtà del golf che meravigliò di più Di Napoli: «Mi ero fatto una idea sbagliata. Credevo che fosse uno sport snob, invece no. Posso vantarmi di aver portato tantissima gente al golf. Ho fatto molto di più per questo sport di quanto abbia fatto per l’atletica». Genny è duro con i giovani italiani: «Sono troppo viziati. Danno eccessiva importanza ai titoli juniores. Non sanno che lo sport fatto a livelli professionistici è tutt’altra cosa. Non voglio apparire presuntuoso, ma sono certo che con la mia buona preparazione fisica avrei potuto andare lontano.

Però io appena posso vado in campo pratica e chi vedo? Tanti signori volonterosi ma pochissimi giovani. I ragazzi non praticano e non vanno in palestra. Se fosse per me li obbligherei a percorrere il campo di corsa prima di giocare».

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