Napoli simula l’attacco terroristico Ma i feriti sono veri: 5 in ospedale

Scontro tra due ambulanze che partecipano all’esercitazione. Nessuno è grave

Carmine Spadafora

da Napoli

Mancano cinque minuti alle 9, quando, i terroristi islamici di Al Qaida, portano il loro attacco mortale a Napoli. Quattro attentati: due portati a compimento, altri due falliti per un soffio. Il bilancio è gravissimo: quindici persone uccise, trentuno ferite ma cinque versano in gravi condizioni. In questa nuova tragedia che ha colpito, non solo Napoli e l'Italia ma l'intero mondo civile, resta solo l'amara considerazione che i soccorsi e l'attività di prevenzione, hanno funzionato, evitando cosi, che la tragedia potesse assumere dei contorni molto più larghi.
Naturalmente, stiamo parlando della terza esercitazione, dopo quelle di Milano e Roma, organizzata dal ministero dell'Interno, per prevenire eventuali attacchi del terrorismo internazionale e denominata «Autumn Emergency 2005». Falsi le bombe, i morti e i feriti, vero solo il funzionamento della macchina dei soccorsi e un paio di incidenti di percorso. Ma, il lavoro degli oltre settecento soccorritori è stato agevolato dalla assoluta mancanza di auto e moto, «male» mai debellato dalle giunte presiedute dall'ex sindaco Antonio Bassolino e dall'attuale, primo cittadino, Rosetta Iervolino.
Il primo incidente di percorso: un tamponamento tra due ambulanze che si apprestavano a portare «soccorso» alle vittime di uno dei quattro attentati. Incidente autentico, cinque feriti altrettanto veri, per fortuna nessuno dei quali gravi. Il secondo episodio ha riguardato una «volontaria», probabilmente immedesimatasi fin troppo nella parte, tanto da essere colpita da una autentica crisi di panico.
Dunque, gli attentati. Cinque minuti prima delle nove, esplode un ordigno a bordo di un bus dell'Anm (Azienda napoletana di mobilità): l'esplosione, che avviene nella centralissima via Partenope, nella zona dei grandi alberghi del Lungomare, provoca cinque morti (poi divenuti sette col passare dei minuti) e diciotto feriti. Scene di disperazione, cadaveri ricoperti da lenzuola. Vengono i brividi al solo pensare che scene simili e ben più drammatiche, le hanno vissute a New York, Madrid e Londra, milioni di persone. Ma, qualcuno, turisti sporadici che si vedono a Napoli, non informati sulla esercitazione, hanno creduto davvero che la città fosse rimasta vittima di un attentato terroristico quando si è trovata coinvolta nella straordinaria mobilitazione dei soccorsi.
A segno il primo attentato, in pochi minuti si è messa in moto la macchina del Centro coordinamento soccorsi, convocata dal prefetto. Bloccato il traffico aereo su Napoli, subito al lavoro i vigili urbani, chiamati a creare una sorta di viabilità alternativa ai mezzi di soccorso e investigativi (ma come faranno con le migliaia di auto in sosta vietata e in doppia e tripla fila nelle strade del centro e della periferia?). In via Partenope, luogo di un presumibile attentato di Al Qaida, sono arrivati per primi i vigili del fuoco, poi le ambulanze, gli appartenenti alla Protezione civile nazionale, i nuclei specializzati anti attacchi nucleari, batteriologici e chimici, carabinieri, guardia di finanza e polizia, il nucleo cinofilo e gli artificieri dell’esercito. Intanto, il prefetto convoca il Comitato per l'ordine e la sicurezza, mentre, il secondo Comando della Fod si mette alla ricerca di eventuali bombe sporche.
Ma, mentre i soccorsi sono all'opera, a non più di cinquecento metri in linea d'aria, al varco dell'Immacolatella vecchia, nel porto, un kamikaze si fa esplodere tra la folla: bilancio, cinque morti (poi divenuti otto) e undici feriti. Un terzo attentato è sventato poco dopo ed a poca distanza dall'Immacolatella vecchia: all'ingresso del porto, un terrorista viene bloccato con un ordigno indosso.

Quarto attentato: un ordigno esplode in un convoglio della stazione ferroviaria della Circumvesuviana (la ferrovia che collega le zone interne della provincia napoletana), fermo sui binari del Centro direzionale ma, gli oltre cento viaggiatori si salvano.

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