È stato chiesto il carcere duro per Maria Licciardi, ben nota negli ambienti criminali come "lady camorra". La donna, di 71 anni, è conosciuta anche dal grande pubblico in quanto la sua figura ha ispirato il personaggio di "Scianel" nella serie televisiva Gomorra.
Si tratta, secondo i giudici, di una delle criminali più pericolose in quanto a capo dell'organizzazione camorristica che, unita alle famiglie Contini e Mallardo, ha dato vita all'Alleanza di Secondigliano. Quest'ultima, come abbiamo spiegato, è formata da famiglie storiche e domina quasi incontrastata, direttamente o indirettamente, l'area di Napoli e dintorni. L'unica opposizione che incontrano è quella della famiglia Mazzarella, a capo del centro antico della città.
Dopo la conferma da parte del tribunale del Riesame dell'arresto di lady camorra, avvenuto lo scorso 7 agosto all'alba all'aereoporto di Ciampino, a metà ottobre è stata mandata la richiesta agli uffici di via Arenula di procedere con l'applicazione del carcere duro. Forse più noto con il nome di 41 bis, ossia il numero dell'articolo previsto dall'ordinamento penitenziario. La missiva è stata inviata dalla Procura al ministero della Giustizia. Al momento, però, non è ancora stato confermato. Prima deve essere sciolta la riserva proprio dal ministero. Per ora, dunque, la Licciardi resta ancora detenuta in regime ordinario a Rebibbia. La donna ha già scontato nel corso della sua vita una condanna per associazione camorristica. Inoltre, come riporta la Repubblica, il quadro delineato dalle intercettazioni ambientali raccolte dai carabinieri del Ros coordinati dalla pm Giuseppina Loreto delineano un quadro, definito dal Tribunale del Riesame, "immediatamente apprezzabile come gravissimo".
Le indagini hanno fatto emergere, scrive il collegio del Riesame presieduto dal magistrato Anna Elisa De Tollis, episodi che "costituiscono inequivoca estrinsecazione dell'agire camorristico della Licciardi fotografandone l'indiscusso ruolo apicale, perché - continua il provvedimento -sono una manifestazione incontrovertibile della sua capacità di dirigere l'organizzazione del riconoscimento all'esterno di questa capacità". Gli episodi sono i più disparati: dall'impedire a un negoziante di esporre acqua minerale nel suo negozio per non fare concorrenza a un altro commerciante all'intervenire per assicurare l'aggiudicazione di un'asta giudiziaria a un suo familiare.
Il procuratore Giovanni Melillo, ossia colui che ha presentato le mappe in cui viene descritta la suddivisione sopracitata dei clan nei quartieri napoletani, ha spiegato come sia praticamente impossibile collaborare con la Licciardi. E non solo con lei. In oltre trent'anni nessuno degli esponenti di vertice dell'Alleanza di Secondigliano della famiglia Mazzarella hanno mai parlato con la giustizia. L'unico caso risale al 1997 quando il boss Miano Costantino Sarno decise di collaborare. Anche in quel caso, però, il tutto durò molto poco dal momento che la notte di Capodanno, sfruttando un permesso, riuscì a scappare. Sarno è stato di nuovo arrestato qualche mese dopo in Veneto ma da allora, nonostante vent'anni in cella, non ha mai più parlato.
Per
questo motivo, afferma ancora il procuratore Melillo, è impensabile banalizzare il fenomeno camorristico. A maggior ragione se così inserito nell'economia della città e in grado di fare affari da milioni e milioni di euro.
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