Cronaca locale

"I nostri figli non stiano con i ragazzi più poveri": scoppia il caso a Napoli

A denunciarlo in un post sui social, successivamente cancellato, è stata la stessa scuola di Sant’Antimo

"I nostri figli non stiano con i ragazzi più poveri": scoppia il caso a Napoli

Dividere le classi per censo: i figli dei professionisti tutti insieme e in altre aule i familiari degli operai. La richiesta è arrivata da alcuni genitori al dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Sant’Antimo “Giacomo Leopardi”, nel Napoletano. A denunciarlo in un post sui social, successivamente cancellato, è stata la stessa scuola. L’obiettivo dei proponenti: “evitare che i nostri figli prendano cattive abitudini”. Il docente a capo della struttura scolastica aveva scritto il suo sfogo a chiare lettere, evidenziano anche gli errori grammaticali di chi gli aveva scritto.

"Da quando sono arrivato nella nuova scuola – ha sottolineato – ho spesso la sensazione di essere in Sudafrica. Prima qualche genitore, poi addirittura qualche docente – ha continuato il dirigente – che viene a esprimere la necessità di formare classi scelte sulla base del censo, per proteggere i figli dei professionisti dal mondo di fuori, fatto anche di figli d'operai. Io li ascolto tutti, con educazione e attenzione, notando pattern ricorrenti nel loro linguaggio. ‘Abbiamo paura che i nostri figli prendino cattive abitudini’, dice uno; ‘Vogliamo che i nostri figli seguino le nostre orme’, dice un altro. Ascolto, ascolto e mi rendo conto che il limite della mia pazienza coincide con i limiti nell'uso del congiuntivo dei miei saccenti e classisti interlocutori".

La vicenda napoletana ricorda quella dell’istituto scolastico di Roma che, nella descrizione sul proprio sito dei tre plessi, aveva parlato anche della composizione degli studenti: in uno i figli della borghesia e dei professionisti, nell'altro quelli di operai e di ceti sociali più poveri. Ne era scaturita una polemica accesa, anche dopo che l'istituto aveva spiegato che non si trattava di una discriminazione ma, semplicemente, della composizione della popolazione studentesca derivante dai quartieri dove si trovavano i plessi.

Un modo di agire che è completamente in contrasto con l’insegnamento di don Lorenzo Milani, che aveva disegnato la scuola italiana ideale. Il sacerdote è stato un presbitero, scrittore, docente ed educatore cattolico italiano. La sua figura di prete è legata all'esperienza didattica rivolta ai bambini poveri nella disagiata e isolata scuola di Barbiana, nella canonica della chiesa di Sant'Andrea. I suoi scritti innescarono aspre polemiche, coinvolgendo la Chiesa cattolica, gli intellettuali e politici dell'epoca; Milani fu un sostenitore dell'obiezione di coscienza opposta al servizio militare maschile (all'epoca obbligatorio in Italia); per tale motivo fu processato - e poi assolto - per apologia di reato.

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