"Sembrava uno scenario di guerra". Così, i medici in servizio all'ospedale Vecchio Pelligrino di Napoli avrebbero descritto al Messaggero, la notte di sabato, quando è arrivato in ospedale il 15enne ferito da un carabiniere, durante una tentata rapina.
Tutto è iniziato con l'arrivo in ospedale del ragazzo: "Le sue condizioni cliniche erano critiche e lo abbiamo immediatamente intubato per assisterlo in Rianimazione", ha spiegato un medico. Insieme all'ambulanza, quella notte, sono arrivati anche decine di scooter e auto: così, l'ospedale si è riempito di amici e parenti della vittima. "C'erano molti agenti di Polizia ma almeno metà di quella folla oceanica è entrata nel pronto soccorso, accerchiando medici e operatori", ricordano gli operatori sanitari. Il ragazzo "è stato sottoposto a una Tac per valutare i danni cerebrali provocati dai colpi d' arma da fuoco. La speranza era di stabilizzarne le condizioni per trasferirlo in un reparto di Neurochirurgia come avevamo comunicato ai familiari che avevano occupato il pronto soccorso ma sembravano semplicemente agitati". Ma la furia dei parenti è scoppiata quando il rianimatore ha dato la notizia della morte del ragazzo: allora "si è scatenato l'inferno", che sarebbe "durato oltre mezz'ora".
"Appena abbiamo visto esplodere quella folla di persone in una rabbia cieca, noi sanitari siamo andati a rifugiarci nella stanza dell'Osservazione Breve, dove c'erano alcuni pazienti ricoverati", spiegano. Gli operatori sanitari, in servizio quella notte, hanno raccontato al Messaggero: "Gli oggetti venivano lanciati in aria, i computer sradicati, tutte le attrezzature mediche sfasciate. Molti urlavano frasi contro la polizia e alcuni gridavano che saremmo dovuti stare noi al posto del 15enne morto". Qualcuno racconta di essere stato spintonato. "Il pronto soccorso è stato completamente devastato- ha detto uno dei medici- una folla di persone inferocite ha sfasciato tutte le attrezzature mediche e i computer, divelto il mobilio ospedaliero e persino tentato di sfondare i vetri blindati lanciandogli contro gli estintori".
Ma solamente una volta usciti dal reparto in cui si erano rifugiati, i sanitari si sono resi conto "del grado di distruzione e violenza avvenuto tra le mura ospedaliere".
Quando i rumori sono finiti, "ci siamo affacciati sulla porta che comunica con il pronto soccorso e abbiamo visto una scena da guerriglia civile, quasi un campo di battaglia di fronte al quale siamo rimasti immobili per qualche secondo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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