Le lastre di marmo si susseguono una dopo l’altra, ammucchiate lungo una via che costeggia la rampa che conduce da via Luca Pacioli a Ponticelli alla sopraelevata che porta al Centro Direzionale e poi alla tangenziale di Napoli.
La discarica abusiva si trova a pochi metri dal parco dedicato ai registi teatrali e attori fratelli De Filippo, zona verde in gran parte chiusa da anni per problemi di manutenzione e dalla sede di Napoli Servizi, la società multiservizi in-house providing del Comune di Napoli che “svolge attività di interesse generale per conto dell’Ente e che ogni giorno si prende cura della città, svolgendo numerosi servizi essenziali di facility management”. A qualche centinaio di metri si trova anche il famoso parco dei murales di Ponticelli e a un chilometro, il nuovo Ospedale del Mare.
Si tratta di una discarica a cielo aperto di centinaia di metri che sembra essere ormai parte del paesaggio urbano.
Ogni tanto vengono portati via i rifiuti speciali che le imprese illegali sversano, ma dopo qualche giorno le stesse tornano a scaricare impunite, come se la raccolta fosse ormai solo un servizio che l’Asia, la municipalizzata dei rifiuti, offre. Non vi sono telecamere che riprendono chi sversa illegalmente e il fatalismo ed il senso di impotenza tra i vicini regna ormai sovrano. I rifiuti finiscono per bloccare completamente il passaggio delle auto tra via Luca Pacioli e via Argine. Inoltre, la discarica costeggia terreni agricoli che sono ancora coltivati.
Questa volta tra i rifiuti sono però degli ospiti davvero speciali, qualcosa che fa male perfino al solo pensiero, perché in un luogo normale non sarebbero trattatati come semplici rifiuti e verrebbero smaltiti con un certo rispetto. Si tratta infatti di lapidi cimiteriali, marmi che sono stati sversati probabilmente da qualche impresa illegale che ha eseguito dei lavori edili dopo che erano scadute le concessioni dei loculi.
I nomi dei defunti, le loro date di nascita e di morte, le dediche dei parenti sono in bella vista per gli ignari passanti. Le lapidi sono decine, la maggior parte spezzate, ma alcune perfettamente leggibili. I nomi fanno capolino in mezzo alla spazzatura, si possono leggere come in un’antica cantilena o in un rosario: “Mario Marra, nato il 27/03/1935, morto il 17/10/2014, padre esemplare; Aprile Antonio nato il 15/04/1931 e morto il 30/01/2015; Maria Bongo, nata il 31/07/1932 e defunta il 22/03/2014; Russo Assunta 13/03/1950 e defunta il 31/05 di non si sa quale anno perché in questo caso la lapide e spezzata; Parisi, morto nel 1967…
Le persone che hanno compiuto un tale scempio sono state talmente incaute, che grazie ai nomi e alle date di nascita e di morte, è probabilmente possibile risalire al cimitero in cui i proprietari delle lapidi sono stati seppelliti e alla ditta che ha eseguito i lavori di svuotamento dei loculi. Basterebbe che la magistratura iniziasse a indagare sul caso e ci metterebbe poco a trovare i colpevoli.
Mette i brividi pensare che si possa diventare talmente cinici che, per risparmiare, qualcuno utilizzi imprese che non rispettano le regole per fare lavori nei cimiteri. Ditte che essendo probabilmente illegali non avranno alcun accesso ai luoghi che le municipalizzate hanno selezionato per conferire materiali così speciali, ed ecco che il ciglio della strada diventa il luogo ideale per abbandonare le lapidi cimiteriali, lumini e fiori di plastica che i parenti hanno avevano pensato e voluto per i propri cari. Poco importa che dei bambini possano trovarsi a percorrere questa strada o che nomi incisi nel marmo rappresentino la memoria di defunti cari a famiglie che davanti a quelle lapidi avranno deposto fiori.
Quei pezzi di marmo rappresentano la
bancarotta morale di una società in cui è possibile compiere gesti del genere ed in cui persone senza scrupoli continuano a mettere le mani sulle pompe funebri e sui cimiteri, perché nemmeno da morti si può stare in pace.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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