Il sindaco Manfredi: "Siamo preoccupati, attendiamo in città 100mila profughi ucraini"

Il primo cittadino di Napoli chiede maggiori garanzie e si augura che per quanto riguarda l’attività di registrazione dei nuovi arrivati ci sia la massima efficacia. I problemi sono sanitari e di ordine pubblico

Il sindaco Gaetano Manfredi
Il sindaco Gaetano Manfredi

La città di Napoli, insieme a quella di Milano, ospita la comunità ucraina più grande d’Italia. Nel capoluogo partenopeo ci sono circa 50mila persone originarie del Paese che sta vivendo un momento molto difficile per la guerra con la Russia e non è un azzardo prevedere che nelle prossime settimane ci sarà un esodo di profughi senza precedenti. Il sindaco Gaetano Manfredi è molto preoccupato e non lo nasconde. “La valutazione che facciamo – ha dichiarato in un’intervista concessa a Radio 24è che, se ogni persona richiama due persone, noi potremmo avere anche 100mila persone tra la città di Napoli e la prima fascia dell'area metropolitana, quindi numeri molto grandi”.

Ciò, in termini pratici, vuol dire che la situazione potrebbe sfuggire di mano, soprattutto, come evidenzia il primo cittadino, se ci saranno inevitabili ritardi sulla registrazione dei nuovi arrivati. I problemi di un afflusso massiccio non monitorato sono di ordine pubblico e sanitario. È soprattutto questo secondo punto a creare le maggiori difficoltà. “Registrare gli ucraini in arrivo consente anche di fare uno screening sanitario – ha spiegato Manfredi – di capire la loro situazione vaccinale e quindi eventualmente intervenire con una vaccinazione”. Il timore per un balzo in avanti dei contagi da Covid-19 è concreto e il sindaco non vuole trovarsi impreparato.

Attualmente, il coordinamento dell'attività di registrazione è di competenza delle Regioni e del ministero dell’Interno.

“Mi auguro – ha continuato il primo cittadino – che questo coordinamento possa essere efficace, altrimenti avremo difficoltà soprattutto nel medio periodo, superata la fase di entusiasmo legato alla grande generosità dei primi giorni. C'è un problema di inserimento non semplice anche perché noi dobbiamo mantenere sempre una grande coesione tra la comunità ucraina e gli italiani, dobbiamo lavorare molto nella cooperazione”.

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