RomaNapolitano che si commuove e che apre a «necessarie» riforme della giustizia: «Onoriamo i magistrati che sono caduti, la loro lealtà nella lotta al terrorismo fu decisiva». Berlusconi che si «inchina», che ricorda «con rispetto e gratitudine», che addirittura si «unisce alle nobili parole pronunciate dal capo dello Stato».
Dopo gli ultimi strappi, presidente e premier sembrano ritrovare lintesa anche su un tema caldo come la giustizia. Loccasione arriva con la giornata della memoria in cui al Quirinale si celebrano solennemente i magistrati uccisi durante gli anni di piombo. Giorgio Napolitano ha la voce un po rotta quando dice che «abbiamo dimostrato di essere una democrazia capace di difendersi senza perdersi, capace di reagire ad attacchi e minacce gravi senza snaturarsi». Una lezione da cui lItalia «è uscita rafforzata nella sua coscienza nazionale, nelle sue istituzioni repubblicane e nelle sue risorse morali», grazie anche «alla fibra morale di tanti servitori dello Stato». Peccato solo per Cesare Battisti, e la sua estradizione «rimasta incomprensibilmente sospesa».
Linsegnamento vale anche oggi. Le riforme della giustizia «sono necessarie», ma prima, come «premessa di ogni produttivo appello alla collaborazione», è «indispensabile parlare responsabilmente della e alla magistratura, nella consapevolezza dellonore che ad essa deve essere reso». Da qui la condanna «alle polemiche politiche indiscriminate» e a «gesti dissennati», come i volantini di Milano che paragonavano i pm ai br.
Concetti condivisi dal Cavaliere. «Insieme al governo e allItalia intera mi inchino con rispetto e gratitudine, unendomi idealmente alle nobili parole pronunciate dal capo dello Stato.
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