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Napolitano elogia la Farnesina: «Ottimo lavoro in Libia, Giappone e Tunisia»

Una lettera di «vivo apprezzamento» del capo dello Stato a Franco Frattini: «Sotto la tua guida il ministero ha svolto la sua funzione in condizioni di sacrificio e pericolo». Un «plauso» all'Unità di crisi, alle ambasciate nelle sedi calde e «a tutti i dipendenti»

Bravo Frattini, per come «guida» la politica estera in un momento difficile. E bene tutto il ministero, «per la professionalità e lo spirito di servizio dimostrati in queste settimane». La promozione a pieni voti arriva direttamente dal capo dello Stato, che in una lettera a Franco Frattini esprime «vivo apprezzamento» per quanto stanno facendo «le donne e dagli uomini della Farnesina».
In particolare, Giorgio Napolitano ricorda come «nelle ultime settimane, le drammatiche vicende politiche che hanno sconvolto varì Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, così come l'immane tragedia del terremoto in Giappone, hanno chiamato fortemente in causa le strutture centrali e periferiche del ministero degli Esteri». E tutti i dipendenti «si sono confermati ancora una volta un presidio essenziale per la presenza italiana all'estero».
Frattini perciò può essere orgoglioso: «Sotto la tua guida - sostiene il presidente - il ministero degli Esteri ha continuato a svolgere la propria funzione sempre essenziale, e oggi critica, anche in situazioni di sacrificio e di pericolo. La Farnesina esprime al meglio, in tal modo, la vocazione dell'amministrazione italiana proprio nell'anno in cui celebriamo il 150° anniversario del compimento dell'Unità nazionale».
«Innanzitutto - scrive ancora il capo dello Stato - il mio plauso va all'Unità di crisi, che negli ultimi tempi ha fatto fronte con grandissima abnegazione ed eccellenti risultati ad una lunga serie di vicende che hanno investito i nostri connazionali all'estero, riuscendo ad intervenire con grande tempestività e non di rado con sprezzo del pericolo». Ha retto bene anche la rete diplomatica. «So bene che molte nostre ambasciate agiscono quotidianamente in condizioni di disagio e rischio, come avviene ormai da molti anni nei Paesi dove abbiamo missioni militari di pace e di stabilizzazione».
Ma negli ultimi tempi la situazione ambientale generale è peggiorata. «L'insorgere di emergenze - si legge nella lettera - ha colpito ultimamente un certo numero di nostre sedi diplomatiche. Alcune molto visibilmente, come Tunisi, Cairo e ultimamente Tripoli, costretta all'evacuazione. O Tokyo, che ha fatto fronte alla sciagura del terremoto e delle sue conseguenze. Altre sedi ancora, come Mascate, Bahrein, Sanàa, Abidjan, in modo meno clamoroso ma sicuramente impegnativo».

Nonostante tutto ciò, «i nostri capi missione e tutto il personale hanno affrontato con professionalità vicende gravi e dai contorni imprevedibili, garantendo l'indispensabile flusso informativo e la difesa della sicurezza dei nostri connazionali e degli interessi politici ed economici del nostro Paese».

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