Napolitano: "I magistrati non cedano a protagonismi"

Il capo dello Stato invita i giudici a non cedere alla tentazione di "protagonismi": "Si accostino al processo con coraggio e umiltà". E Mancino avverte: "Non siano semplici burocrati"

Napolitano: "I magistrati non cedano a protagonismi"

Roma - I magistrati non devono cedere alla tentazione di "protagonismi", "personalismi" ed "esposizioni mediatiche" ma "accostarsi al processo con coraggio e umiltà". Lo ricorda il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricevendo al Quirinale i magistrati in tirocinio.

Credibilità della magistratura "Sono persuaso - dice il presidente - che, prendendo atto delle mie preoccupazioni e allontanando anche qualsiasi tentazione personalistica che non si confà alla funzione che avete scelto di svolgere, saprete apprezzare l’esercizio dell’attività di vigilanza cui sono deputati i capi degli uffici. La tempestività e il rigore del loro controllo sono doverosi e indispensabili. Essi rendono un importante servizio alla credibilità della magistratura".

L'appello ad Alfano Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, "chiamato da qualche giorno a così alta responsabilità di governo" è chiamato ad "affrontare gli urgenti problemi da cui è attraversato il ’sistema giustizià con impegno assiduo e obiettivo". Rivolgendosi al Quirinale al neo Guardasigilli, il presidente della Repubblica si è detto "certo" che Alfano saprà "favorire quel clima di sereno confronto istituzionale e di fattiva collaborazione, che auspico da sempre in assenza del quale è difficile rinnovare e consolidare il rapporto di fiducia con i cittadini". 

Mancino: "I magistrati non siano burocrati" "Il pericolo più grave che incombe su ciascun magistrato e che deve essere ben presente ai giudici lungo tutta la propria carriera, è quello di cedere alla tentazione di diventare un burocrate della giustizia". È il monito del vicepresidente del Csm, Nicola Mancino: "Buon senso e senso della misura, oltre alla conoscenza delle norme, sono qualità imprescindibili per essere buoni giudici e buoni pm".

Per Mancino, quindi, queste qualità devono "illuminare quotidianamente i magistrati nell’affrontare i compiti sicuramente ardui e impegnativi che li attendono, tenendo lontane le ombre, sempre incombenti, degli inutili protagonismi e delle vuote certezze".

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