Napolitano: "Non mortificare il lavoro" Berlusconi: "Impegno per i giovani"

Il presidente della Repubblica ha celebrato La Festa del Lavoro al Quirinale. Occupazione, sommerso, morti bianche, lavoratori immigrati al centro del suo intervento. Messaggio del presidente del Consiglio. Il ministro del Welfare, Sacconi: "Nei prossimi mesi un piano triennale per il lavoro"

Napolitano: "Non mortificare il lavoro" 
Berlusconi: "Impegno per i giovani"

Roma - Il mondo e il valore del lavoro recentemente hanno conosciuto nel nostro Paese "ingiuste mortificazioni, in tempi recenti", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano celebrando al Quirinale la Festa del Lavoro e ricordando che "l'articolo 1 della nostra Costituzione pone il lavoro a fondamento della Repubblica e non si tratta di un residuato post-bellico di singolare marca italiana. Quel valore - ha aggiunto - è la chiave dell'economica sociale di mercato cui la più recente e attuale Carta di principi e di indirizzi dell'Unione Europea, il Trattato di Lisbona, ancora il progetto dell'Europa unita".

"Nulla giustifica gli abusi di Rosarno" "I fenomeni di sfruttamento schiavistico del lavoro degli immigrati, di ostentata e violenta illegalità a fini di manipolazioni per il mercato del lavoro sono intollerabili in un Paese civile, nell'Italia democratica, e vanno stroncati con ogni energia", ha aggiunto Napolitano, riferendosi, in particolare, ai fatti di Rosarno aggiungendo che nulla "può giustificare violazioni evidenti delle leggi e dei diritti dei lavoratori, neppure la più critica delle congiunture economiche".

"Garantire la vita sul lavoro" "Non ci può essere nessun allentamento dell'impegno più severo necessario a garantire la sicurezza e la vita sul lavoro", ha ribadito Napolitano con un pensiero a quanti hanno perso la vita per le rischiose e umilianti condizioni in cui prestavano la loro opera. Il presidente della Repubblica lo ha fatto conferendo medaglie alla memoria ad alcuni lavoratori morti nei recenti infortuni che hanno commosso tutta l'Italia. Lo ha fatto ricordando la storia di Marta Lunghi di Ottobiano (Pavia), di 22 anni, morta dopo un grave infortunio nell'azienda in cui lavorava in nero per cinque euro l'ora. "Credo che abbiamo noi tutti avvertito un senso di profondo sgomento e di ribellione morale ascoltando qualche settimana fa in televisione la sua storia", ha detto Napolitano ricordando che Marta era diplomata al liceo linguistico, dedicava il tempo libero alla biblioteca comunale, non era riuscita a trovare un'occupazione più qualificata e "era stata obbligata a ripiegare su un lavoro frustrante e miseramente pagato nell'economia sommersa, con la privazione del diritto alla sicurezza. Quanti giovani sono vittime di questo insieme di condizioni di minorità?". Occorre perciò, ha concluso il capo dello Stato, "anche un rinnovato impegno per contrastare in tempi di crisi l'estensione dell'economia sommersa, con tutto il suo corredo di illegalità e di effetti perversi e per disboscarla sistematicamente ed energicamente".

"Promulgherò il ddl sul lavoro" Giorgio Napolitano ha annunciato al Quirinale che promulgherà il ddl sul lavoro in materia di arbitrato nella nuova versione approvata delle Camere "come la Costituzione tassativamente prescrive, anche se qualcuno mostra di ignorarlo". Il capo dello Stato ha ricordato che ha rinviato il provvedimento alle Camere con messaggio motivato e adesso attende la conclusione del riesame parlamentare in corso. "Apprezzerò vivamente ogni riscontro positivo alle osservazioni da me formula - ha detto - ma astenendomi doverosamente da ogni commento e giudizio". 

"Rischio di ripresa senza occupazione" E' giusto ricordare gli andamenti positivi dell'economia italiana dell'ultimo anno rispetto ad altri Paesi, "sarebbe ingiusto negarlo", ma "bisogna anche parlare del lavoro che manca, dell'alta disoccupazione e inattività dei giovani che si presenta in termini ancora più gravi, insostenibilmente gravi nel Mezzogiorno e dobbiamo parlare del rischio di una ripresa senza occupazione, collegata al rischio di una crescita debole, stentata, nella scia dell'ultimo quindicennio". Lo ha detto il presidente della Repubblica che ha sottolineato come "tutto ciò porta anche ai rischi dovuti ai fenomeni di instabilità finanziaria che stanno scuotendo l'euro e l'Unione Europea". "Questo - ha sostenuto il Capo dello Stato - richiama la mancata soluzione del riassetto del sistema finanziario mondiale ed il mancato rafforzamento dei meccanismi di integrazione e delle politiche comuni dell'Unione Europea".

"Occorre valorizzare il lavoro liberarne le potenzialità e riconoscerne i diritti. A questo debbono rivolgersi le politiche economiche e sociali e le tendenze dello sviluppo nel nostro Paese". "Queste politiche - ha sostenuto Napolitano - sono necessarie per superare problemi che ci trasciniamo da decenni e che hanno limitato l'effettivo godimento del diritto al lavoro da parte di tutti i cittadini". "Non ci siamo infatti mai liberati - ha aggiunto - da tassi di disoccupazione e di inattività che hanno attraversato molti alti e bassi ma sono rimasti spesso e a lungo elevati. Perciò oggi ci tocca fare i conti con limiti e impedimenti ereditati dal passato, con distorsioni e contraddizioni del passato e del presente, e in questo momento anche con difficoltà nuove che emergono da nuovi contesti non solo nazionali". "In sostanza possiamo dire - ha precisato - che il tema fondamentale al quale si legano le prospettive dell'occupazione e della qualità del lavoro in Italia, è quello della crescita e delle sue incognite". E comunque, ha detto Napolitano, "non bisogna dimenticare il senso della festa che ricorre oggi, il senso originario che non si deve perdere: di occasione gioiosa, di espressione di coscienza di sé da parte del mondo del lavoro ed anche della conquistata libertà di riunirsi e di festeggiare le conquiste sociali". "Perciò - ha concluso il Capo dello Stato - rivolgo il più caloroso augurio ai lavoratori di ogni parte d'Italia, di ogni età, condizione e categoria. Il Primo Maggio é la loro festa".

Berlusconi: "Impegno del governo per i giovani" "Per il popolo della Libertà, cioé per una grande forza politica rappresentativa anche degli interessi e delle speranze della maggioranza dei lavoratori italiani, il primo maggio è l'occasione per confermare l'impegno del governo per la tutela dei diritti dei lavoratori, in particolare dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro senza più le garanzie, le certezze e le opportunità dei loro padri, in un tempo di crisi e di epocali trasformazioni dell'economia e della società". Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un messaggio inviato in occasione del primo maggio.

"Attuite le conseguenze della crisi" "L'azione del nostro governo, sostenuto con lealtà e determinazione dalle forze politiche della maggioranza - sottolinea il presidente del Consiglio - ha consentito di attutire le conseguenze più drammatiche della crisi internazionale, di non far mancare il sostegno dello Stato alle aziende e ai lavoratori più colpiti dalle difficoltà economiche, garantendo nel contempo la stabilità finanziaria e i risparmi delle famiglie". "Ora che si percepiscono anche in Italia i primi incoraggianti segni di una possibile ripresa dell'economia - aggiunge Berlusconi - dobbiamo proseguire lungo la strada della collaborazione tra le parti sociali, di un'alleanza tra lavoratori e imprenditori, superando gli antistorici e dannosi steccati ideologici del passato, sulla base degli interessi comuni". "La festa del 1 maggio, infine, - conclude Berlusconi - ci consente di ribadire la nostra concezione dello sviluppo economico e sociale della società saldamente ancorata ai valori della dottrina sociale della Chiesa, arricchita dalla recente enciclica del Santo Padre, e alla luce della tradizione liberale e del riformismo laico e socialista". 

Il governo: presto piano triennale "Liberare il lavoro per liberare i lavori e dunque produrre le condizioni per maggiori e migliori posti di lavoro. E' su queste basi che intendiamo avviare nei prossimi mesi un piano triennale per il lavoro". Lo ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenendo alle celebrazioni della Festa del lavoro al Quirinale. Sacconi ha spiegato nel suo intervento che il piano si pone in continuità con le azioni intraprese nel biennio trascorso e in coerenza con il primario obiettivo della stabilità di finanza pubblica: "il piano assume la regola di Marco Biagi - ha detto Sacconi - secondo la quale 'non esiste incentivo finanziario utile a compensare un disincentivo regolatorio'". Il ministro ha quindi spiegato che il piano si articola "lungo tre semplici linee di azione che evocano tutte il ruolo delle parti sociali e la dimensione dei territori: liberare il lavoro dall'illegalità e dal pericolo per la salute attraverso più evoluti sistemi di vigilanza correlati con lo sviluppo del controllo sociale organizzato dagli Enti bilaterali; liberare il lavoro dalla rigidità centralistica, attraverso lo Statuto dei lavori e la delega - in sussidiarietà- alle parti sociali di adattare ai territori, ai settori, alle aziende, la organizzazione di concrete tutele; e infine liberare il lavoro dalla incompetenza per garantire l'occupabilità attraverso l'accesso alle competenze che servono".

Il ministro ha ricordato le riforme Treu e Biagi che "con l'ulteriore evoluzione normativa e contrattuale del trascorso biennio, hanno prodotto una prima significativa liberazione del lavoro dai fattori che ne hanno lungamente inibito lo sviluppo quantitativo e qualitativo". Ma un nodo decisivo resta quello della formazione, alla luce del "forte disallineamento tra la domanda e l'offerta" e degli elevati tassi di disoccupazione e di inattività dei giovani con 1.700.000 sotto i 30 anni che non sono né a scuola né al lavoro. Ma il loro futuro "non può dipendere da pericolosi e deresponsabilizzanti sussidi - ha spiegato Sacconi - c'é una sola inesorabile, per quanto impegnativa, via ad seguire: riqualificare il sistema educativo e formativo integrandolo con il mercato del lavoro".

Il ministro ha però sottolineato come i nuovi contratti di apprendistato siano ancora poco impiegati, mentre "con l'accordo dello scorso febbraio, governo, Regioni e parti sociali hanno inteso valorizzare la capacità formativa dell'impresa, sino ad oggi sottovalutata", come "premessa per costruire un affidabile sistema di analisi dei fabbisogni formativi". 

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