Napolitano: ora serve coesione come in Abruzzo

Il Paese, forze sociali e politica, devono saper affrontare la crisi economica con «lo stesso spirito di forte coesione e di generosità» messo in campo dopo il terremoto in Abruzzo. Questo l’appello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, lanciato, all’indomani delle parole del governatore Mario Draghi e delle assemblee di diverse Associazioni di categoria che hanno messo tutte in evidenza le difficoltà economiche e sociali della crisi. Napolitano, in un messaggio ai prefetti in vista del 2 giugno, è partito dal terremoto che ha colpito l’Abruzzo e che ha impedito lo svolgimento della Prima conferenza degli stessi prefetti. Ebbene, ha sottolineato il capo dello Stato, «quel drammatico evento» ha mostrato una «comunità nazionale unita in uno straordinario slancio di solidarietà». Di qui l’auspicio che «la difficile fase economica che il nostro Paese sta vivendo, e che genera persistenti gravi difficoltà e molteplici inquietudini, venga affrontata con lo stesso spirito di forte coesione e di generosità». Napolitano affida ai prefetti il compito «di seguire con sistematicità gli sviluppi di situazioni e fenomeni emergenti per individuare soluzioni condivise». In più dovranno svolgere «un’assidua azione di mediazione al fine di prevenire situazioni di tensione sociale che possono generare pericolose turbative». Napolitano tratteggia una figura di prefetto diversa dal consueto: non dovranno solo essere «impegnati nell’assicurare adeguati livelli di sicurezza», come è loro consuetudine, ma «debbono rappresentare un punto di riferimento per garantire i diritti fondamentali di tutte le persone presenti in Italia», e quindi anche gli stranieri, «promuovendo iniziative a tutela delle fasce più deboli e favorendo la tempestività degli interventi, in un sistema caratterizzato da pluralismo istituzionale e sociale». Napolitano indica poi una delle storiche dolenti note del nostro sistema economico, vale a dire il «rapporto non agevole» delle imprese con le amministrazioni pubbliche. «I ritardi, le disfunzioni organizzative e le sovrapposizioni di procedure - avverte - costituiscono un peso intollerabile per le aziende e penalizzano la competitività del nostro sistema produttivo».

Anche qui i prefetti possono avere un ruolo positivo, vigilando sulla «puntuale attuazione delle norme volte alla semplificazione e razionalizzazione organizzativa dei rapporti tra amministrazioni e imprese, anche attraverso un forte impulso all’attività degli sportelli unici per le attività produttive e per l’immigrazione».

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