New York - "Quello attuale non è un momento facile per l’Italia". A parlare è il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che aggiunge: "Non faccio commenti su nessuna personalità politica italiana. Parlo più in generale e dico che il più grande problema della politica italiana è l’iper-partigianeria che produce una guerrigia quotidiana, rende impossibile il dialogo e il confronto, determina una delegittimzione reciproca dei competitori politici. Una situazione in cui nessuno ascolta l’altro crea un rischio di gravi divisioni e di forte indebolimento del Paese".
Il Capo dello Stato parla di fronte a 450 tra studenti e docenti della New York University, ateneo prestigioso che lo gratifica di una medaglia speciale e vuole da lui una chiacchierata su tutto: l’Italia, la Libia, gli immigrati, l’Europa. A intervistarlo è il professor Weiler, che presiede l’Istituto Jean Monnet dell'ateneo. Lo definisce il "rappresentante del meglio dell’Italia". Poi gli chiede del deficit di democrazia nell’Unione Europea e della crisi libica. "Penso che sia stata fatta la scelta giusta" con l’intervento, sottolinea Napolitano riferendosi al confronto con Gheddafi, "è presto per poter dire se l’azione sia stata condotta correttamente". Lo strale arriva per la Germania, che si è disimpegnata fin dall’inizio: "Non capisco molto bene la decisione del cancelliere Merkel". Sarà perchè aveva le elezioni regionali? "È uno dei problemi della politica in Europa, quello di essere condizionati dalle elezioni che si svolgono in continuazione nei diversi paesi. Sono i politici che dovrebbero guidare i cittadini, non loro ad essere guidati dai sondaggi d’opinione". Quanto agli immigrati "il problema non è solo italiano, ma di tutta l’Europa".
Poi Napolitano torna al suo Paese. "Il mio", dice ancora citando Benjamin Constant, "è un potere neutro che viene esercitato allo scopo di garantire la Costituzione e l’equilibrio tra i poteri". Ecco perchè, quando la Costituzione lo richiede, qualche decreto non prende la via della Gazzetta Ufficiale, ma riprende quella di Palazzo Chigi. "I decreti nel nostro ordinamento sono eccezioni" rispetto alle leggi, del resto (e qui la critica all’eccesso della decretazione d’urgenza è palese). Poi però bisogna considerare anche che "il Presidente del Consiglio rappresenta la maggioranza parlamentare" e ci sono pertanto casi in cui "non si può obiettare più di tanto". Quanto alla nomina dei ministri, Napolitano riferisce che al premier si può "dare qualche consiglio, ma se lui insiste non si può far altro che dirgli 'la responsabilità è tua'".
Infine parla di sé stesso, persino del rapporto con suo padre. "Era un liberale, di buona famiglia come del resto anche mia madre, che durante il fascismo non aveva aderito al regime senza però militare tra gli antifascisti", racconta lui ricordando le bombe che cadevano su Napoli nel ’43, "sulle prime non approvava le mie scelte politiche". Scelte che maturarono presto, e alle quali non fu certo estranea la lettura di Gramsci.
Era il teorico degli intellettuali organici, e tuttora è il pensatore italiano del Novecento più studiato Oltreoceano. Napolitano lo rammenta prima di fare una prima considerazione generale, ma di stretta attualità. "Penso che uno dei grandi problemi in Italia, attualmente, sia il profondo iato tra la politica e la cultura", spiega.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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