Massimiliano Scafi
nostro inviato a Napoli
Giovanni Leone? «Un grande giurista, un padre della Costituzione, un capo dello Stato che ha operato con correttezza e rigore». La sua figura? «Un esempio da tutti i punti di vista». E le accuse contro di lui? «In Senato gli si rese giustizia, solidarietà e rispetto con parole che faccio mie». Così, quasi trentanni dopo il caso Lockheed, tocca simbolicamente al presidente ex comunista riabilitare definitivamente il presidente «cacciato» dai comunisti. Sì, proprio lui, proprio quel Leone che nel 1978 il Pci e un libro delle Cederna costrinsero alla dimissioni anticipate. Adesso Giorgio Napolitano parla della sua frettolosa discesa dal Colle come di «una prova estrema offerta in senso di responsabilità verso le istituzioni della Repubblica». Davvero «una fase amara e travagliata».
Quasi una nemesi storica, un contrappasso dantesco, che il capo dello Stato compie in maniera solenne, officiando con «commossa partecipazione» nel vecchio palazzo di giustizia di Castel Capuano il rito dellinaugurazione di un busto. Un «omaggio dovuto», spiega, a un personaggio multiforme. Cè il «Giovanni Leone avvocato e giurista, figura eminente» tra le toghe di Napoli, che «coltivò il gusto della professione e delloratoria forense», che nutrì «la passione per il diritto» e che raggiunse «alti risultati». Cè il padre della Patria: «Trasferì lesperienza accumulata nellimpegno parlamentare, a cominciare dalla decisiva stagione della Costituente. Emerge la qualità del suo contributo allelaborazione della Carta e al confronto politico - non facile, mai scadente, sempre costruttivo - che ne consentì lapprovazione». Un ruolo che ora «va meglio valorizzato».
Cè pure il Leone uomo delle istituzioni: presidente della Camera, senatore a vita, presidente della Repubblica. «È stato un mio predecessore - ricorda Napolitano -, napoletano come me. Rievoco la simpatia e lincoraggiamento con cui seguì i miei primi passi parlamentari ma soprattutto torno con la memoria alla sua maestria e sicurezza nel prevedere, nellinterpretare e far valere le regole della discussione e del procedimento legislativo, insieme alla sua incisiva capacità oratoria». Infine, gli anni sul Colle. Anni contrastati, che il capo dello Stato vuole pubblicamente rivalutare: «Merita di essere rivisto obbiettivamente il percorso del suo mandato per poterne apprezzare la peculiarità e il rigore, riassumibile nella definizione un giurista al Quirinale». Otto anni fa a Palazzo Madama ci pensò Nicola Mancino a pronunciare «parole conclusive di pieno riconoscimento della correttezza del suo operato e della prova estrema da lui offerta in senso di responsabilità» verso la Repubblica. «Parole di giustizia che posso solo fare mie».
Nel pomeriggio Napolitano è a Bagnoli, alla Città della scienza, per un dibattito sulla scuola. I ragazzi gli chiedono come sarà il futuro loro e di Napoli e il capo dello Stato stavolta dispensa pillole di ottimismo: «Possiamo credere in una rinascita, si può far leva su risorse importanti che esistono. Io posso ascoltare e fare venire alla luce ciò che si fa e non si sa di Napoli, sperando che i giornali non si limitino a rappresentazioni unilaterali e ingiuste e si occupino anche delle cose positive. Ma bisogna stringere i denti, quando arriva unondata di violenza e di degrado sommerge anche il bene». Un mese fa, dopo lemergenza rifiuti e la valanga di omicidi, Napolitano disse che il Golfo stava vivendo «i suoi giorni peggiori». Adesso, anche dopo alcune polemiche, preferisce dare una copertura a Bassolino e Iervolino: «Con Bassolino nessuno scontro, è stato inventato dai giornali». Regione e Comune si stanno dando da fare, «io posso dare una scossa: lho fatto il mese scorso, lanciando un appello al governo nazionale a fare di più».
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