Roma - "Esiste un patto che deve legare gli italiani. Vorrei che sulle tante tensioni in Italia, che si possono anche comprendere e possono essere anche fisiologiche, prevalesse il senso dell’unità". Lo ha detto Giorgio Napolitano inaugurando, al Vittoriano, la mostra "Gioventù ribelle" dedicata ai giovani protagonisti del Risorgimento.
Il presidente stigmatizza quello che definisce come un "eccessivo orrore per la retorica" che tanto contraddistingue il nostro paese, lamentando che "sotto l’etichetta di retorica vengono passate troppe cose; ad esempio - spiega - la riluttanza a parlare di eroi. Ma cosa è il Risorgimento se non una storia costellata di eroismi?". Il capo dello Stato osserva come "affiorino addirittura venature di nostalgismo borbonico", descrivendo il brigantaggio meridionale come "opposizione al processo unitario". "Invece -sottolinea- va inteso soprattutto come rivolta sociale, contro i Borboni prima ancora che contro i Savoia". Da qui, il suo chiaro "no alle ipocrisie". Spiega infatti il presidente della Repubblica: "Nel Risorgimento ci sono stati sicuramente errori e contraddizioni, ma le gravi insufficienze mostrate successivamente dallo Stato unitario non sono certo colpa di chi fece il Risorgimento ma responsabilità della classe dirigente che si è succeduta dopo l’unità nazionale: basti pensare alla questione meridionale che non è certo imputabile a Mazzini, a Garibaldi o al Cavour".
Per Napolitano, "sottolineare le tensioni personali, pur esistenti, fra i protagonisti del nostro Risorgimento" va affiancato all’analoga sottolineatura sulla "grandezza del processo unitario che deriva dalla grandezza e dalla pluralità delle forze ideali che lo composero". Dunque, "ha prevalso il senso dell’obiettivo da raggiungere, il senso dell’unità nazionale", osserva Napolitano aggiungendo un significativo auspicio: "Vorremmo che anche nell’Italia di oggi, al di là delle tensioni politiche, in qualche misura anche fisiologiche purchè non si esageri, prevalesse il senso unitario, il senso dell’unità del paese".
Il programma per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia "sia portato avanti senza complessi nè cedimenti". È quanto chiede poi il presidente della Repubblica che esorta a "liberarsi da certi complessi e stare attenti a cedimenti e a rappresentazioni sterilmente polemiche e distruttive del Risorgimento come rivoluzione mancata o fallita".
Il capo dello Stato bolla queste tentazioni come "tendenze perniciose" e spiega: "La celebrazione del Risorgimento è un’occasione da non perdere, per rinnovare la consapevolezza dell’identità italiana come Nazione, della nostra storia come Stato nazionale unitario".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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