In Veneto ha ripreso tragicamente a piovere. Piove sulla testa dei «diversamente italiani» che l'hanno finalmente alzata non solo per guardare al cielo l'arrivo dei temutissimi acquazzoni, ma anche per pretendere un aiuto dall'Italia. Perché dichiararsi «diversamente italiani» non è una spocchia, ma è una constatazione di fatto: è la conseguenza semantica di un atteggiamento altezzoso dello Stato centrale nei nostri confronti. Non abbiamo complessi d'inferiorità, ma siamo ben capaci di leggere e comprendere i numeri. Nel 2007 il Veneto ha mandato in gabelle a Roma 67,7 miliardi e ne ha ricevuti di ritorno 48,7 con un evidente saldo negativo. Contribuiamo al Pil nazionale per il 18% e siamo la seconda economia della nazione dopo la Lombardia con la differenza però che Milano ha il giusto ritorno. É de facto la seconda capitale d'Italia, è sede della Borsa, della moda, dell'Expo e di decine di istituzioni. Noi riceviamo di ritorno dall'Italia molto meno di quanto diamo e la diversità prima sta quindi nei numeri che non tradiscono mai. Assolviamo ai nostri doveri nei confronti dello Stato, ma quest'ultimo non fa esattamente lo stesso con noi: perciò ci proclamiamo diversamente italiani.
Non solo perché ci rimbocchiamo le maniche per riparare i guasti della natura (l'abbiamo fatto anche a L'Aquila con decine di volontari e gli straordinari alpini), mentre i campani s'azzuffano per i guasti che producono loro, ma soprattutto perché abbiamo un credito di dignità oltre che di pecunia con lo Stato. Mi rivolgo al Presidente Napolitano che s'indigna per la domus dei gladiatori andata in rovina e non spende una parola per noi. Per il Capo dello stato napoletano la preoccupazione principale non è che centinaia di abitazioni e di fabbriche della seconda economia nazionale siano sott'acqua e, oltre all'immane disagio, non producano più reddito, ma che cada a pezzi un edificio ultra centenario che, vista l'età e con tutto il rispetto per la meravigliosa Pompei, sta in una logica probabilistica possa accadere. Questa barzelletta nessuno la racconta alla stampa internazionale: mentre centinaia di donne, anziani, bambini e operai sono senza tetto, la sinistra attacca su Ruby, Napolitano si straccia le vesti per la casa dei gladiatori e Fini continua a raccontare la barzelletta che l'esecutivo favorisce il settentrione.
A sinistra l'unico a ricordarsi che la solidarietà si dimostra non solo ai gay, ma anche a noi è Chicco Mentana che ha attivato un c/c di solidarietà ad uso degli utenti televisivi di La7, ma per il resto è buio fitto. Ci dessero dei porci come fanno con Berlusconi almeno avremmo consapevolezza che per loro esistiamo. Loro si dimenticano di noi e noi continueremo a farlo di loro in cabina elettorale.
Nemmeno il centrodestra si sta togliendo il sonno per gli sfigati veneti, ma almeno qualcosa si muove: il governo ha stanziato subito 20 milioni di euro. Pochi, meglio di nulla. Bertolaso visto il Veneto ha deciso di andare in pensione. La Lega locale per voce del segretario regionale batte un colpo forte: più aiuti o stop alle tasse. L'idea l'ha data il sottoscritto dai microfoni di Radio Padania sulla base di un ragionamento semplice, semplice: perché mandare i quattrini per rimettere in piedi la Domus dei gladiatori, se qui non ci stanno denari manco per piangere. Lo si chiami federalismo fiscale, Nordest evasore e razzista, ma in questo momento il Veneto è stanco di mantenere la macchina statale e rimanere piantato in asso in quelle rare in cui reclama soccorso.
Ecco la nostra regione è alla corda e chiede a gran voce all'Italia di battere un colpo. Chiediamo a questo Paese la dimostrazione che ci siamo sbagliati a considerarci diversamente italiani. Chiediamo che venga colmato non solo il saldo economico, ma anche il saldo di solidarietà, perché questa regione sta soffrendo in silenzio, ma soffre. Migliaia i posti di lavoro andati in malora e gli sfollati che si rincuorerebbero non dico a ricevere la dovuta visita, ma almeno a sentire una parola d'amore fraterno, di solidarietà nazionale dalle alte cariche dello stato.
Il problema è morale prima che economico. Stavolta sta all'Italia e non a noi farci sentire italiani a pieno titolo e non di serie B. Legittimamente, degnamente e fieramente italiani. Non sempre e solo diversamente italiani.www.matteomion.com
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