Nasce la Cassa del Sud, pagheranno i privati

Vertice ad Arcore fra il premier e Giulio Tremonti, pronto il piano per rilanciare il Meridione. Obiettivo: "Uscire dall'emergenza nazionale in cinque anni". Lega possibilista. Calderoli: "Proposta positiva purchè non si torni indietro al vecchio assistenzialismo"

Nasce la Cassa del Sud, pagheranno i privati

RomaLa sostanza, più che la forma. E si cassi pure il termine Cassa, se il problema è una denominazione che riporta alla memoria sperperi antichi, vecchie e incontrollate elargizioni di denaro pubblico. Ciò che importa, al Cavaliere, è sviluppare un piano di lunga gittata, di almeno cinque anni, attraverso un intervento straordinario, per portare il Meridione fuori da un’emergenza divenuta nazionale. E rendere al contempo finalmente operativo lo strumento che possa attirare capitali privati, ovvero la Banca del Sud - all’interno di un progetto di ampio respiro, con il coordinamento magari affidato ad una sorta di Cabina di regia - con cui finanziare investimenti, mirati e concreti, a favore del Mezzogiorno.
Non solo fondi Fas, quindi. E la Banca del Sud, ideata nel 2005, accantonata dal governo Prodi e rilanciata dal Tesoro in questa legislatura, figura tra i punti chiave attorno a cui Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti ragionano per oltre due ore a Villa San Martino. In una riunione calendarizzata già prima del week-end, di carattere tecnico oltre che politico, visto che ad Arcore premier e ministro dell’Economia fanno sedere al loro fianco Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, e Vincenzo Fortunato, capo di gabinetto a via XX Settembre.
Un incontro non certo risolutivo, definitivo, quello di ieri pomeriggio, in cui però il governo inizia a tracciare il percorso da seguire. Alla luce, va detto, dei distinguo leghisti («la proposta di Tremonti condivisa da Berlusconi è positiva, ma probabilmente sbagliato è aver parlato di Cassa del Mezzogiorno», ribadisce Roberto Calderoli), e dei gruppi parlamentari del Pdl, convinti che la soluzione faccia rima con Agenzia per il Mezzogiorno. Ben collocata e rintracciabile a Palazzo Chigi, che «abbia il compito - sottolinea Maurizio Gasparri - di evitare duplicazioni di spese, sprechi, ritardi, mancati usi di fondi europei, inadempienze delle regioni che soprattutto in luoghi come Puglia, la Calabria, la Campania, presentano una gestione disastrosa».
Ad ogni modo, riferiscono fonti governative, non vi è alcuna intenzione di impuntarsi sul nome della struttura che avrà funzione di raccordo. L’importante è che venga concretamente attivato, a settembre, quell’istituto finanziato con «soldi dei privati», «radicato sul territorio», e con una «idea politica» alla base - ideato anni fa e rilanciato venerdì scorso da Tremonti - che possa interfacciarsi con l’imprenditoria locale. Semmai, è il ragionamento emerso dal vertice, bisogna discutere sulle modalità, sulle iniziativa legislative con cui accompagnare, alla ripresa dei lavori parlamentari, il progetto di questa Banca del Mezzogiorno, dal momento che si dovrebbe intervenire in qualche modo sul sistema creditizio per rendere accattivante l’ingresso di denari privati.


Spetterà in ogni caso al Cavaliere, sentiti i vertici del Carroccio, trovare la sintesi alle proposte sul tavolo. Linee guida che, con molta probabilità, verranno indicate in settimana, durante la conferenza stampa voluta dal capo del governo per tracciare il bilancio dei primi quattordici mesi di attività.

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