Riccardo Re
Dottori in «Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo». Questo sarà il titolo di cui si potranno avvalere gli studenti che frequenteranno, a partire dall'anno accademico 2006/2007, il nuovo corso di laurea specialistica offerto dall'Università di Genova. Dopo anni di attesa, e qualche ritardo, arriva così in Liguria un percorso di studi universitario finalizzato a formare gli aspiranti giornalisti. Non più quindi master, diplomi, scuole, né soltanto particolari percorsi di studio, come quello organizzato con successo da Scienze Politiche, ma una laurea vera e propria.
Un corso a numero programmato, interfacoltà, organizzato da Lettere e Filosofia, Scienza della Formazione e la stessa Scienze Politiche. Gli studenti potranno anche optare tra tre diversi piani di studio, suddivisi in tre curricula, uno per ciascuna facoltà: «Giornalismo culturale» a Lettere e Filosofia, «Giornalismo politico e internazionale» a Scienze Politiche e «Giornalismo multimediale» a Scienza della Formazione e in particolare nel polo savonese di Scienza della Comunicazione. Ma come precisa Michele Marsonet, preside di Lettere e Filosofia, «Gli studenti potranno comunque liberamente scegliere il proprio indirizzo senza nessun vincolo nei confronti della facoltà di provenienza».
Per essere tra i primi dottori in giornalismo, «made in Genova», bisognerà avere sulle proprie spalle almeno una laurea di primo livello, ottenuta non necessariamente in una delle tre già citate facoltà, e rientrare tra i primi cento nella graduatoria stilata in seguito ad una prova di ammissione. Il test di ingresso è già stato fissato il 6 di settembre e toccherà diversi ambiti disciplinari.
Entro oggi dovrebbe essere definito anche il Manifesto degli studi, che dovrà saper risolvere tutti i problemi burocratici e amministrativi che hanno reso estremamente difficile l'organizzazione di questo corso, di cui si annunciava l'imminente apertura ormai da diversi anni. «Non è stato facile armonizzare gli ingranaggi di tre diverse facoltà, se si pensa che, per esempio, abbiamo dovuto uniformare tre diversi sistemi di crediti formativi» sostengono in coro i tre presidi.
Tutto però al momento sembra essere pronto, per questo «più due» universitario che tenterà di essere davvero specialistico. «Uno dei problemi della riforma del 3+2» sostiene la preside di Scienze Politiche, Maria Antonietta Falchi, «è proprio quello di ripetere un po' troppo i contenuti dei vari insegnamenti. In questo caso si cercherà di inserire materie e discipline particolarmente mirate, insegnate anche da giornalisti di professione. Fondamentali saranno anche esperienze come laboratori e stage, molto cari anche all'ordine dei giornalisti».
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