Nasce a Milano il farmaco che aiuta a riparare le ossa

Ridurre i tempi di recupero dopo una frattura. Rimettersi in piedi in tre settimane invece che dopo 50 giorni di stampelle. Senza miracoli. Con un semplice farmaco che accorcia la degenza e aiuta ad abbandonare più velocemente il gesso.
È un progetto tutto milanese studiato e confezionato dai ricercatori della Medicina dello sport dell’università degli Studi e del Gaetano Pini, struttura d’eccellenza nella cura delle fratture ossee. Ed è pronto per essere testato sul campo. La ricerca è stata presentata a margine di un convegno «Sport agonistico: sacrificio o stile di vita» durante il quale è stato ufficializzato l’utilizzo di questo farmaco a livello sperimentale per curare le fratture, abbattere i tempi di recupero e soprattutto evitare quelle seconde operazioni chirurgiche (nel 10 per cento dei casi) perché l’osso non si è ricalcificato. Naturalmente, come per tutti gli esperimenti, servono volontari. Nei prossimi giorni, infatti, a tutti coloro che verranno ricoverati al Gaetano Pini per curare fratture verrà spiegato il progetto e la possibilità di far parte della sperimentazione. L’accettazione è naturalmente facoltativa. Il gruppo di volontari sarà messo a conoscenza che metà di loro assumerà fialette contenenti placebo, mentre l’altra metà assumerà il farmaco vero e proprio. Né il paziente, né il medico sapranno in prima battuta chi ha assunto cosa. Questo per verificare la reale capacità di azione del farmaco.
Entro un anno ci saranno poi i primi risultati con tanto di dati, statistiche, verifiche e conclusioni. Ma cos’è questo farmaco? «È un adiuvante - spiega Costantino Corradini, dell’unità didattica in Traumatologia dello Sport della Statale di Milano - una terapia chemioterapica, da assumere dopo l’intervento chirurgico, ma senza gli effetti collaterali della chemioterapia. Il principio su cui si basa è quello di aiutare l’osso a ricalcificarsi. Questo significa recuperare in tempi sicuramente più brevi la funzionalità dei propri arti».
Fondamentale per chi pratica sport agonistico, ma non solo. «La prima causa delle fratture, è bene ricordarlo, sono gli incidenti stradali - spiega Corradini -, ma al secondo posto ci sono gli sport da contatto, calcio, basket, rugby o gli sport di velocità, pensiamo allo sci o allo snow-board. Statisticamente le fratture nello sport purtroppo sono aumentate di 8 punti passando dal 30 al 38 per cento. Primo perché la preparazione atletica è aumentata moltissimo. Maggiore energia, maggiore è il rischio di farsi male durante uno scontro. Il secondo motivo ha a che fare con fattori educazionali e obiettivi di vittoria che spingono gli atleti agonistici e non a caricare al massimo la prestazione sportiva».
Discorso a parte è quello che riguarda i bambini.

«Tanto più piccoli sono, tanto più rapida è la guarigione - spiega Nicola Portinaro, direttore della clinica ortopedica dell’università degli Studi e primario all’Humanitas -. Per loro è accettabile anche la scomposizione delle fratture perché l’osso si rimodella talmente in fretta che a distanza di uno due anni non si vede più nulla».

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