Nasce Ubi, la super-popolare dalla fusione Bpu-Lombarda

Ok delle assemblee. Zaleski «spunta» a Bergamo e Marchetti rassicura sul duale

da Milano

Bpu e Banca Lombarda intrecciano i propri destini in Ubi Banca. Le nascita della nuova superpopolare, la quarta realtà del Paese quanto a numero di sportelli (13,5 miliardi la capitalizzazione pro-forma) è stata celebrata ieri dalle rispettive assemblee dei soci. I lavori sono iniziati alle 9 del mattino a Bergamo, teatro la nuova Fiera dove il presidente Emilio Zanetti ha accompagnato gli oltre 3.700 soci nel piano di fusione poi approvato con un «plebiscito»: 99,6% i favorevoli.
Presente anche Romain Zaleski, il finanziere franco-polacco «sodale» del presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, che ha quindi aggiunto anche Bpu alla propria «collezione» di investimenti accanto al 4,9% di Lombarda. Numerosi i punti all’ordine del giorno, tra cui il previsto aumento di capitale, ma le perplessità dei soci si sono soffermate sulla scelta della governance duale. Su invito di Zanetti, che ha sottolineato come il matrimonio rafforzi «il sistema del credito popolare», a fugare i timori è stato Pier Gaetano Marchetti: «Mi pare che sia un meccanismo degno di essere preso in considerazione proprio in imprese grandi e complesse come una cooperativa», ha spiegato il noto giurista che tiene le redini del patto di Mediobanca aggiungendo come la governance alla tedesca «non offenda, non deprima e non neghi i diritti delle minoranze» rappresentando al contrario «la soluzione più efficiente».
Nel pomeriggio l’attenzione si è spostata al PalaBrescia dove Banca Lombarda ha concentrato oltre 600 soci. A differenza di Bpu, il voto non era per testa ma le nozze sono state approvate dal 99% del capitale presente (3 gli azionisti contrari). Alla base del consenso la necessità di crescere e proteggersi dagli appetiti esterni: prima del new deal con Bpu e di cercare riparo in una cooperativa, sarebbero infatti state 4 le offerte formulate da altrettanti pretendenti.
Una situazione indirettamente ammessa al termine dei lavori dallo stesso Bazoli: «C’è un interesse delle banche straniere a entrare in Italia e, dato che le popolari non sono scalabili, tra quelle di medie dimensioni questa banca era tra le migliori e le più appetibili», ha detto il banchiere mostrandosi «sereno» sull’esito dell’esame avviato dall’Antitrust. Le sovrapposizioni sono infatti «molto limitate» e l’1,22% di Ubi in Intesa, sciolto il patto di Cà de Sass, ha un peso più limitato.

In Italia «non c’era la possibilità» di una scelta diversa per crescere, ha notato l’ad uscente Corrado Faissola che diventa vicepresidente del consiglio di gestione di Ubi accanto a Zanetti (presidente) e Giampiero Auletta Armenise come amministratore delegato. A Gino Trombi invece la guida del consiglio di sorveglianza.

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