da Roma
Aria di festa, ieri, alla Casa del Cinema, dove il press-agent Enrico Lucherini, sin dal mattino annunciava «una sorpresa», a margine del restauro del terzo film di Dino Risi Il segno di Venere. Mentre ricordi e riflessioni si mescolavano, infatti,nella tipica atmosfera affettuosa e commossa da omaggio allautore, Laura Delli Colli, a nome del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani, ha voluto conferire il Nastro dargento alla carriera al maestro milanese, «che ha saputo conquistare gli spettatori con la leggerezza e con limpegno», così la motivazione. Non troppo emozionato, anzi, leggermente risentito, comè nello stile puntuto di Dino Risi, al pari di Mario Monicelli, altro venerando decano del nostro cinema, spesso in vena di polemiche, lartista ha detto: «Ho aspettato cinquantanni un premio che non arrivava». In jeans délavé, scarpe allinglese e megaocchiali tartarugati (altra analogia col collega Monicelli, che di recente sfoggia vezzosi occhiali da sole panterati, color rosa), Risi si è offerto ai numerosi flash dei fotografi. A parte lestemporaneo Nastro dargento ad personam Risi, sono Il caimano di Nanni Moretti e La sconosciuta di Giuseppe Tornatore i film più segnalati nella selezione per i Nastri dArgento 2007.
«Il Nastro? Laspettavo da 50 anni»
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