Paola Fucilieri
da Milano
Cristina è stata fatta nascere allimprovviso - con un parto cesareo durato poco più di mezzora - ed esattamente dalle 5.20 alle 5.55 di ieri mattina - al padiglione Antonini-Rossini dellospedale Niguarda, reparto di neonatologia e terapia intensiva neonatale. È nata in un clima di estrema preoccupazione, la piccola. Del resto pesa solo 713 grammi, ha appena 29 settimane e già da due mesi - anche se lei ancora non lo sa - è orfana di madre. Eppure la sua venuta al mondo è uno di quegli eventi fantastici che fanno ancora sperare, nonostante tutto, nella grande, immensa e imperscrutabile forza della vita. Di storie come la sua, al mondo, secondo la letteratura medica, se ne contano una decina. Vicende estreme e senza via duscita che testimoniano come lamore sia elemento fondante dellesistenza, regolatore del nostro agire e del nostro comunicare. La mamma di Cristina, infatti, è una donna bergamasca di appena 38 anni che da ieri pomeriggio è stata dichiarata clinicamente morta e adesso può considerarsi semplicemente una candidata allespianto degli organi a cui i parenti - in particolare il compagno 30enne, padre di Cristina - hanno acconsentito.
Come il Giornale ha raccontato in esclusiva nelledizione di giovedì 8 giugno, infatti, da due mesi, in seguito a una probabile malformazione arterovenosa-cerebrale, la donna era rimasta vittima di unemorragia cerebrale massiva. Una sorta di aneurisma o, come si dice comunemente, la rottura di una vena della testa causata da qualcosa di congenito e imprevedibile. Una sventura tremenda, una vera e propria tragedia. Che ha portato la poveretta al cosiddetto coma dépassé, ossia irreversibile. E che lha ridotta, nel giro di poche ore, allo stato di un vegetale.
Il compagno, a quel punto, ha dimostrato di non voler mettere in primo piano il suo dolore per il destino segnato della sua donna, non ha pensato alla sua vita legata ormai solo ed esclusivamente alla macchine e, in caso di peggioramento (come quello di ieri mattina) nemmeno a quelle. Ha fatto quindi quello che, senza dubbio, consapevole di non avere un futuro, anche la sua compagna avrebbe desiderato sopra ogni cosa. Chiedendo così ai professionisti della neurorianimazione del Niguarda di curare e seguire le funzioni vitali della donna in maniera che il feto non ne soffrisse. Anzi: ha voluto che si facesse di tutto per far nascere la sua bambina.
«I neurorianimatori sono stati bravissimi - ci spiegano in ospedale quando le emozioni della mattinata si sono un po stemperate - Stamattina (ieri, ndr) alle 5.20 hanno deciso, di comune accordo con la neonatologia e gli anestesisti del dipartimento di emergenza, di far nascere la bambina. Hanno capito che le cose stavano prendendo una brutta piega per la donna. E che il progressivo deterioramento delle sue condizioni cliniche poteva riflettersi sul benessere della piccola. La vita della madre, ormai, era considerata persa, ha portato a concentrare tutte le attenzioni sulla piccola. E quando, poco dopo la mezzanotte, la pressione della donna aveva cominciato a scendere, si temeva fortemente per la bambina. In questi casi, infatti, lutero si dice perfuso perché ci arriva poco sangue. La piccola, nutrendosi dellossigeno del sangue della madre, avrebbe potuto risentirne tantissimo. Senza contare che cera anche il pericolo di una setticemia. Il compagno della donna e sua suocera - la nonna della bimba - sono arrivati di corsa al Niguarda dalla Bergamasca».
Prima di far nascere una bambina di appena sette etti, i neurorianimatori e i neonatologi ci hanno pensato. «Cè una bella differenza dal far nascere una qualunque bimba prematura e una bambina di appena 7 etti che - è una questione di attimi - potrebbe essere sana ma anche venire alla luce già cerebrolesa» sottolineano al Niguarda.
Ma Cristina ha stupito tutti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.