Portafogli che si aprono di scatto come tamburi di rivoltelle. Banconote, monete e carte di credito tirate fuori da mani indaffarate. Ricevute da firmare, scontrini da piegare e conservare: è per la garanzia, dura un anno, non si sa mai. Pacchi e pacchettini, uno in meno, questo per chi è, conviene scriverci il nome sopra. Un trionfo di fiocchi e carta da regalo, orde di nastri e bigliettini di ogni possibile colore. Buste pesanti e altre più leggere, file davanti ai bancomat e code davanti alle casse. I commessi sbuffano, non ne possono più, mentre i clienti buttano unocchiata preoccupata allorologio. File in macchina e anche a piedi, al piano di sotto della libreria e a quello di sopra del negozio di elettronica. Meglio il saggio di alta classifica o un doppio dvd? Meglio entrambi, che almeno si fa bella figura. Tutte uguali le istantanee di una giornata di shopping selvaggio ai tempi della crisi. Che magari cè pure, ma nella capitale riesce a mimetizzarsi a meraviglia.
Lultimo sabato romano prima del Natale è una visione sconsigliata agli ansiosi e ai deboli di cuore. Al centro come in periferia, nei megastore come nei negozietti al dettaglio di qualsiasi amenità, la folla regna sovrana e non cè spazio nemmeno per muoversi: limperativo categorico è darsi una mossa, per accorciare una lista che più lunga non si può. «Non ce la farò mai», sbuffa in via del Corso Caterina Giaccone, impiegata in una multinazionale, trucco accennato e passo deciso. È ancora mattina, il sole scalda e rassicura, ma a lei interessa solo piazzare il colpo grosso: «Devo trovare una cosa che mio figlio non abbia già e unaltra che a mio marito piaccia per davvero. Non so da dove cominciare, non mi interessa quanto dovrò spendere, di certo non ho tempo per le chiacchiere», ripete allontanandosi con garbo.
Tanti come lei badano alla sostanza piuttosto che al prezzo, alloggetto gradito rispetto a quello che può lasciare in dote qualche euro in più. «Basta organizzarsi e, se proprio dobbiamo risparmiare, lo facciamo su pranzi e cene al ristorante», dice sciorinando la sua soluzione scaccia guai Fabrizio Grillo, ingegnere, in coda per spremuta e tramezzino in un bar di piazza San Silvestro. Ma gli esercenti che ne pensano? Lanno scorso, di questi tempi, ci dissero che il calo delle vendite aveva toccato quota 60 per cento. Stavolta sostituiscono le cifre con una cantilena sempre uguale: «Cè la crisi, gli affari vanno male», giura la proprietaria di un negozio di scarpe. «C'è la crisi, oggi è leccezione», spergiura la cassiera di una grande libreria del centro, ma neppure lei sembra così convinta delle sue affermazioni.
Tutto intorno al raccordo, invece, da missione lo shopping diventa impresa a tutti i costi. Così, l'autostrada che dalla Tiburtina porta al centro commerciale «Roma Est», uscita Ponte di Nona, si paralizza alle nove del mattino. E il traffico non accenna a diminuire fino a sera, quando il santuario del regalo ai tempi della crisi, esausto e depredato, serra i battenti. Mezzora, unora, addirittura unora e mezza di coda, poi ecco finalmente luscita, il parcheggio lontano lontano e nellangolino in fondo in fondo, i tappeti mobili e la luce delle decorazioni su soffitti e pareti. Famiglie e coppie, carrelli che già debordano e altri che si riempiono, gruppi di amici e di compagni di scuola. «Per mio cognato ho comprato una valigia (di una nota marca, ndr), per mia sorella un cappotto e per mio nipote Luciano un lettore DivX», riepiloga Nicola, autista dellAtac da 20 anni. «Al Natale non rinuncio - aggiunge - e poi sono sicuro che usciremo bene da questa fase, in fondo ce labbiamo sempre fatta».
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