La Nato fa strage e ora il Pakistan vuol chiudere una base Usa

La Nato fa strage e ora il Pakistan vuol chiudere una base Usa

Islamabad Il Pakistan ha deciso di riconsiderare tutti gli accordi con Washington e la Nato, in particolare nei settori diplomatico, militare e dei servizi, dopo l’attacco a una postazione dell’esercito pachistano alla frontiera con l’Afghanistan, in cui sono morti 28 soldati di Islamabad.
Al termine di una riunione straordinaria dei principali responsabili, il governo pachistano ha ordinato agli americani di lasciare la base aerea di Shamsi, nel sud-ovest del Pakistan, entro 15 giorni e ha annunciato l’intenzione di chiudere tutte le vie di approvvigionamento della Nato in Afghanistan. Il cruciale passo Khyber, valico di confine verso Kabul, è stato chiuso.
L’episodio che ha messo a repentaglio le relazioni fra Pakistan, Stati Uniti e Nato è il bombardamento da parte di elicotteri della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) provenienti dall’Afghanistan di due postazioni pachistane nella Mohmand Agency. Secondo una prima ricostruzione dell’incidente, ammesso dal generale Carsten Jacobson, portavoce dell’Isaf, i velivoli hanno attraversato il confine afghano-pachistano colpendo nella zona di Salalah due basi rurali costituite dall’esercito di Islamabad per bloccare infiltrazioni di militanti armati dalla provincia afghana di Kunar.
«Un appoggio aereo ravvicinato era stato richiesto negli sviluppi di una situazione tattica - ha detto Jacobson - ed è questo che con tutta probabilità ha causato le vittime pachistane». In serata, l’ambasciatore americano a Islamabad Cameron Munter si è scusato «per la perdita di vite umane» e ha annunciato un’inchiesta congiunta per indagare sull’accaduto.
L’attacco ha riaperto una ferita che non si era ancora neppure rimarginata nei rapporti pachistano-americani dopo il blitz di maggio in cui fu ucciso ad Abbottabad il leader di Al Qaida, Osama bin Laden, e dopo le accuse di Washington ai servizi segreti Isi di appoggiare il gruppo armato noto come Rete Haqqani, provocando una immediata e grave agitazione nel mondo politico e militare pachistano.


Di fronte all’accaduto, il premier Yousuf Raza Gilani, che aveva cominciato proprio ieri una visita di tre giorni a Multan, nel Punjab, è rientrato precipitosamente ad Islamabad, non senza prima dare disposizioni al ministro degli Esteri Hina Rabbani Khar di presentare una «forte protesta agli Stati Uniti e alla Nato». Si tratta ha detto, di «una grave infrazione alla sovranità del Pakistan e di una violazione delle leggi internazionali».

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