Abkhazia, territorio rivendicato dalla Georgia ma de facto proclamatosi indipendente nel novembre 1993, e riconosciuto ufficialmente dalla Russia nel 2008. È a causa di questo fazzoletto di terra, insieme all'Ossezia del Sud, che Russia e Georgia hanno interrotto le loro relazioni diplomatiche. Il Giornale ha intervistato Kan Taniya, viceministro degli Esteri a Sukhum, capoluogo abkhazo.
Dopo le dimissioni del ministro degli Esteri, l'Abkhazia attraversa un momento di caos politico.
«Le dimissioni del ministro degli Esteri hanno causato dibattito all'interno della società civile, ma non si può parlare di caos politico. Ora la situazione è stabile ed è tornata alla normalità con la nomina del nuovo ministro degli Esteri, Daur Kove, che già aveva lavorato come viceministro negli scorsi anni».
Come è la situazione economica della regione?
«Posso dire con convinzione che, nonostante la crisi mondiale, dopo il 2008 tutti gli indicatori economici stanno migliorando grazie all'enorme flusso turistico e allo sviluppo dell'agricoltura subtropicale. Direi che siamo un Paese in via di sviluppo dinamico, che rafforza sempre più la propria sovranità e la sua posizione nel panorama internazionale».
Quali sono i dati relativi al turismo in Abkhazia?
«I dati sono confortanti. Quest'anno abbiamo avuto 1,4 milioni di turisti, il 90% di questi sono russi».
Come sono, ad oggi, i rapporti con la Georgia?
«Oggi non abbiamo nessuna relazione ufficiale con la Georgia. L'unica sede dove i rispettivi rappresentanti del governo si incontrano alla pari - alla presenza delle delegazioni di Russia, Stati Uniti, Onu, Ue e Osce è a Ginevra, all'interno delle discussioni internazionali sulla stabilità e sicurezza nel Caucaso del Sud. Cerchiamo di convincere i georgiani a firmare l'accordo bilaterale del non ricorso all'uso della forza per poter ricostruire la fiducia tra le due parti. Purtroppo, però, i nostri colleghi georgiani rifiutano di siglare il patto. Il popolo abkhazo ha acquistato la propria libertà e indipendenza nella guerra con la Georgia negli anni '92-93 e desidera vivere in pace e in amicizia con tutti i suoi vicini, ma come Stato sovrano e indipendente. Questo è irreversibile ed è indispensabile per l'Abkhazia».
Pensate a un referendum per una eventuale annessione alla Russia?
«Sulla nostra agenda non c'è alcun referendum di annessione alla Russia».
Cosa vi aspettate dall'Unione Europea e dalla Nato?
«In questo momento, la Nato per noi è una minaccia, considerate le esercitazioni comuni con la Georgia vicino alla nostra frontiera. La Nato aiuta la Georgia ad armarsi ed è una vera e propria minaccia per il nostro piccolo popolo. Ecco perché cerchiamo di difenderci siglando accordi militari con la Russia, altrimenti c'è il pericolo di un'altra guerra con l'aggressore, con la Georgia. L'Unione Europea, invece, è un bell'esempio di convivenza pur nelle diversità. Tuttavia, mai come prima d'ora, sta attraversando una forte crisi per diversi motivi legati anche alla situazione mondiale. Il mio auspicio è che l'Unione Europea riesca a superare tutti gli ostacoli e andare avanti per il bene dei cittadini europei, e che resti sempre un esempio di pacifica convivenza per tante altre nazioni del mondo».
Come procedono le discussioni a Ginevra per la stabilità nel Caucaso del Sud?
«Da ormai otto anni le parti coinvolte non riescono a firmare l'accordo sul non utilizzo della forza a causa della posizione ostile della delegazione georgiana, che vorrebbe firmare l'accordo solamente con la Russia ma non con l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud. C'è da dire che nel piano principale, firmato da Medvedev e Sarkozy e da cui sono partite le discussioni stesse, è scritto chiaramente che occorre provvedere alla sicurezza in Abkhazia e Ossezia del Sud.
Il nostro obiettivo principale, ed è il motivo per cui partecipiamo alle discussioni, è raggiungere l'accordo sul non ricorso alla forza. Non siamo ancora arrivati alla firma, ma l'Abkhazia è storicamente per la pacifica risoluzione dei conflitti, e continueremo a impegnarci per convincere i georgiani a firmare il patto di pace con noi».Serena Sartini
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