Comè il mondo visto dallaltra parte? Comè la politica osservata con gli occhi di chi non ha niente? Comè soprattutto lavvenire dal punto di vista delle vittime dei drammi a cui lopinione pubblica sembra abituarsi, come lattuale assuefazione alla tragedia sudanese? La risposta che dà a queste domande Massimo Nava, inviato speciale del Corriere della Sera in alcuni dei luoghi più martoriati del pianeta, è al tempo stesso semplice e drammatica: le vittime reagiscono col silenzio alle tragedie che le colpiscono, ma quello stesso silenzio è la conseguenza della nostra incapacità di ascoltarle, di capirle e di consacrare loro lattenzione che meritano.
Vittime. Storie di guerra sul fronte della pace è il titolo del libro-testimonianza di Massimo Nava (Fazi, pagg. 330, euro 18; fotografie di Livio Senigalliesi, prefazione di Claudio Magris) che ha vissuto dallinterno alcuni dei più drammatici conflitti del mondo contemporaneo. Sembrava che la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, fosse destinata ad aprire un nuovo capitolo nelle relazioni internazionali. In parte è stato davvero così, nel senso che il vecchio bipolarismo ha lasciato il posto a relazioni diplomatiche basate sul ruolo di una sola superpotenza - gli Stati Uniti - che però non sono riusciti a risolvere da soli i problemi del pianeta. Troppo forti per essere «bilanciati» dal ruolo di unaltra superpotenza, gli Stati Uniti si sono rivelati - malgrado tutto - troppo deboli per stabilire da soli le regole della nuova convivenza tra le nazioni. Così il vecchio bipolarismo ha lasciato il posto a un multipolarismo zoppo,in cui lUnione Europea brilla per mancanza di coordinamento in politica estera.
Il passo tra il linguaggio geopolitico e quello delle tragedie quotidiane è allo stesso tempo breve e gigantesco. Nava lo compie nel più logico dei modi: raccontandoci ciò che ha visto girando da una crisi allaltra, tra lex Jugoslavia e il Caucaso, tra le convulsioni di una Somalia abbandonata a se stessa e la «strage infinita» in Algeria, tra il genocidio in Ruanda e il «massacro come abitudine» in Burundi, e infine tra le crisi ininterrotte di due aree che da troppo tempo non conoscono pace, come lAfghanistan e il Medio Oriente, terre delle guerre e del petrolio.
Il libro di Nava ha due volti: quello della riflessione e quello della testimonianza. Lautore le tiene saggiamente divise tra loro, consentendo di apprezzare tutta la forza della seconda anche a chi non concorda con linsieme delle analisi contenute nella prima.
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