Manila Alfano
Una grossa nave traghetto con a bordo 1.400 persone si è inabissata velocissima e silenziosa, misteriosamente inghiottita dalle acque del Mar Rosso nel buio della notte di giovedì. Non si conosce ancora il numero esatto delle vittime di quello che potrebbe essere il peggiore incidente marittimo della storia dell'Egitto e uno dei più gravi del mondo, ma dopo una giornata di frenetiche ricerche, al calar della sera erano state portate in salvo fra le 300 e le 400 persone. La nave da crociera egiziana scomparsa dai radar giovedì notte nel Mar Rosso è affondata. A bordo del traghetto viaggiavano circa 1300 passeggeri e 96 membri dequipaggio.
Un tragitto abituale, una traversata di circa otto ore per 200 chilometri. Dall'Arabia Saudita all'Egitto. Per molti era un viaggio di ritorno a casa. La maggior parte di loro erano fedeli che rientravano dal pellegrinaggio alla Mecca e Medina, altri erano cittadini egiziani che lavorano in Arabia Saudita. Ma giovedì le condizioni atmosferiche non erano buone nel Mar Rosso, con piogge e vento molto violenti. «Sulle coste dell'Arabia Saudita c'era stata una tempesta di sabbia da dove è partita l'imbarcazione», ha spiegato il capo della Marina egiziana, Mahfouz Taha Marzouk. L'allarme atmosferico non è stato preso troppo sul serio e la nave «Al Salaam Boccaccio 98» salpa dal porto di Gedda, diretta a Safaga, sulla costa egiziana del Mar Rosso, a 600 chilometri a sud del Cairo. Verso mezzanotte il traghetto scompare dal radar. Poi il silenzio. Rimane tutto da spiegare. Sono ancora contrastanti le versioni sulla richiesta di soccorso: mentre per le autorità egiziane la nave non ha lanciato nessun Sos, il centro di coordinamento soccorsi dell'aeronautica militare britannica a Kinloss (Scozia) sostiene di aver raccolto una richiesta di soccorso lanciata dalla «Al Salam». Lo ha riferito un portavoce del ministero della Difesa. «Abbiamo raccolto il segnale proveniente dalla nave poco prima di mezzanotte e avvertito i francesi che l'hanno girata agli egiziani».
Secondo Farid al Douadi, agente della compagnia in Arabia Saudita, all'imbarco in porto erano saliti a bordo oltre a passeggeri ed equipaggio anche 220 veicoli; ma il traghetto aveva una capacità di 2.500 passeggeri e le autorità egiziane negano che fosse a carico eccessivo.
In Egitto si prega e si piange; la maggior parte delle persone a bordo erano egiziani, oltre a 99 sauditi, 4 siriani, 2 sudanesi, un canadese. Solo ieri pomeriggio 4 imbarcazioni egiziane sono arrivate sul posto; una nave da guerra britannica inviata sul luogo è stata poi richiamata indietro (avrebbe messo almeno 36 ore nel viaggio). Le autorità egiziane hanno rifiutato l'aiuto di una pattuglia P3-Orion americana. Tra i soccorritori ci sono le navi della Marina militare italiana, la «Vedetta», e «Sentinella» che fanno parte del dispositivo della Mfo, la Forza multinazionale nel Sinai.
Si tratta di una delle più gravi catastrofi nella storia marittima. Alcuni sopravvissuti ammassati sulle scialuppe di salvataggio ancora in nottata attendevano i soccorsi in un mare agitato e infestato da squali. Decine di cadaveri sono stati ripescati dalle squadre di soccorso dispiegate nella regione di Safaga dove la nave avrebbe dovuto attraccare.
Intanto il presidente egiziano Hosni Mubarak ha chiesto una inchiesta urgente sulla tragedia del traghetto «per sapere fino a che punto quel traghetto ed altre navi identiche corrispondano ai criteri di sicurezza» ha detto il suo portavoce Suleiman Awad alla tv egiziana.
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