Le navi dei disperati sbarcano in Corsica Sarà merito nostro?

Per la prima volta, un battello che trasportava immigranti clandestini dalle coste africane verso l'Europa non ha puntato verso Lampedusa, la Sicilia, la Calabria o la Sardegna ma, allungando notevolmente il percorso e i rischi relativi, si è spinto fino in Corsica. Gli scafisti hanno colto talmente di sorpresa le autorità francesi, che sono riusciti a sbarcare 124 persone - 57 uomini, 29 donne e 38 bambini - sulla spiaggia di Peragano, sulla costa sudoccidentale dell'isola, senza che nessuno se ne accorgesse fino a ieri mattina, quando sono stati notati da alcuni abitanti del villaggio, fermati e trasferiti in una scuola di Bonifacio. Ma quando la Gendarmerie si è messa in allarme, l'imbarcazione che li aveva trasportati aveva già raggiunto le acque internazionali del Mare di Sardegna, dove sarebbe stata identificata in serata dalla nostra Guardia di Finanza. I francesi si sono talmente allarmati, che hanno mobilitato un aereo, due elicotteri e alcune motovedette per assicurarsi che non ci siano altre navi in arrivo.
La vicenda potrebbe essere liquidata in poche righe, se non fosse per la sua assoluta novità e per le sue importanti implicazioni. Se gli scafisti hanno optato per la Corsica significa infatti che la nostra nuova politica verso l'immigrazione clandestina via mare, basata non solo sui tanto contestati respingimenti, ma anche su un maggior rigore nei confronti di coloro che, nonostante tutto, riescono a mettere piede sul suolo italiano, comincia a funzionare; vuol dire, cioè, che i «trafficanti di carne umana» che procurano ai clandestini il passaggio verso l'Europa si vanno convincendo che l'Italia non è più il ventre molle della Ue e che pertanto - se si vuole avere probabilità di successo - conviene privilegiare altre destinazioni.
Sarà adesso interessante vedere come reagiranno le autorità francesi e, se, come è probabile, adotteranno la linea dura, saranno a loro volta bacchettate dall'Onu, dal Consiglio d'Europa e da una parte della Chiesa, come è toccato a noi dopo che abbiamo «blindato» gli arrivi dalla Libia.
Per ora la Procura di Ajaccio ha aperto un fascicolo per «procurato ingresso in massa sul territorio nazionale di stranieri irregolari» e il ministro dell'Immigrazione Besson, dopo avere spedito d'urgenza nell'isola dieci funzionari specializzati, ha dichiarato che la posizione dei 124 sarà esaminata «caso per caso». Nessuno dei clandestini è in possesso di documenti: una parte sostiene di essere di etnia curda e di provenire dalla Siria, un'altra di essere di nazionalità tunisina. Ma, stranamente, non sanno una parola di francese e solo alcuni conoscono un po' di inglese.
Seguendo la tendenza ormai prevalente anche tra quelli che arrivano in Italia, probabilmente si presenteranno come rifugiati politici o chiederanno «protezione umanitaria», ma per i Paesi europei in generale, e la Francia in particolare, è difficile concedere, senza gravi motivi, asilo politico a cittadini di un Paese amico come la Tunisia. Quanto ai Curdi, bisogna vedere se arrivano davvero dalla Siria, o piuttosto da Irak, Iran o Turchia.
Una cosa è certa: con lo sbarco a Bonifacio, il racket della immigrazione clandestina attraverso il Mediterraneo ha aperto un nuovo fronte, aggiungendo la Francia alla lista dei Paesi di prima linea, finora composta solo da Grecia, Malta, Italia e Spagna.

Parigi ha senza dubbio i mezzi e la volontà di reagire, ma questa vicenda dovrebbe anche stimolare la Ue a rafforzare le difese e adottare finalmente una linea comune, senza assurdi palleggi di responsabilità. Besson, infatti, ha immediatamente chiesto alla presidenza spagnola un vertice per affrontare il problema

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