Via Nazionale, una sede per Regione

Saccomanni: con la riforma dell’istituto meno uffici ma rafforzati. I sindacati sul piede di guerra

da Roma

Una cura dimagrante drastica, ma aperta al confronto col sindacato. Mario Draghi ha reso noto ieri il documento sulla riforma organizzativa di Bankitalia che, nel medio periodo, prevede la chiusura della maggior parte delle 99 filiali sparse per il Paese e di alcune sedi all’estero. Le filiali «rafforzate» resteranno solo nei capoluoghi di Regione, e saranno affiancate da quattro o cinque centri specializzati per la gestione del contante. All’estero rimarranno le rappresentanze negli Usa e in Giappone. Alla fine del processo di razionalizzazione, la banca centrale avrà meno uffici, meno dipendenti (sono 2.640 quelli che dovrebbero lasciare da qui al 2013, e ne sarà sostituito circa uno su tre), ma sarà forse più adeguata ai tempi e ai cambiamenti.
Gli obiettivi del piano sono stati illustrati in una conferenza stampa a palazzo Koch - e anche questo è un segnale non piccolo di novità - dal neo direttore generale Fabrizio Saccomanni. Per prima cosa, Saccomanni ha chiarito che quello presentato ieri ai sindacati è un documento di lavoro, aperto alla discussione e alla trattativa. Precisazione opportuna, visto che le principali sigle sindacali hanno subito annunciato una forte opposizione alla ristrutturazione e alla chiusura delle filiali. La Falbi non condivide «né le analisi né le soluzioni» del piano, e si appresta a proclamare una serie di scioperi. Valutazione negativa anche dal Sibc (sindacato indipendente della banca centrale).
È possibile, forse probabile, che le prime reazioni negative fossero state messe nel conto da Draghi e dal Direttorio. Si apre adesso la fase del negoziato: «Siamo pronti a discutere tempi, gradualità, modalità», conferma Saccomanni. Ma il nuovo modello che prevede una sede nazionale rafforzata e una presenza, ugualmente forte, nei soli capoluoghi di Regione non sarà modificato. «Bisogna adeguare le strutture della banca al mutato contesto istituzionale, economico e finanziario»- osserva Saccomanni ricordando che il processo di rafforzamento delle sedi a scapito delle periferie sta interessando l’intero universo delle banche centrali, dalla Bundesbank alla Banca di Francia. «Gli interventi delineati - ha spiegato Draghi nel suo intervento alla Giornata del Risparmio - mirano a rendere più efficace ed efficiente l’azione della Banca a livello internazionale e nel Paese».
L’ipotesi prevalente per la chiusura delle filiali locali è indicata, di fatto, nel documento consegnato ai sindacati: si partirà dalle 45 filiali a «operatività minimale», da Arezzo ad Isernia passando per località come Parma, Mantova, Sassari, La Spezia, Savona, Cremona, Modena, Sondrio e così via. Si passerà poi alle filiali a operatività «bassa» e ad alcune di quelle a operatività «media».

Si terrà conto anche dell’andamento del turnover dei dipendenti. Il tutto «in tempi relativamente brevi», prevede Saccomanni, senza porsi tuttavia una scadenza. E in un secondo momento, la riorganizzazione toccherà anche la sede romana dell’istituto, compreso palazzo Koch.

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