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La 17enne muore dopo il trapianto. Indagato Franco Locatelli

Lisa Federico è deceduta dopo un'operazione al Bambino Gesù di Roma: il presidente del Consiglio superiore di sanità è indagato per omicidio colposo

La 17enne muore dopo il trapianto. Indagato Franco Locatelli

Nel novembre del 2020 la diciassettenne Elisabetta Federico morì dopo un trapianto di midollo osseo all'ospedale Bambin Gesù. L'inchiesta si concluse con la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo nei confronti di Pietro Merli e Rita Maria Pinto, gli specialisti che si occuparono del caso. Ma non è tutto: il gip Francesca Ciranna ha respinto la richiesta di archiviazione per il direttore sanitario Franco Locatelli, ordinando ulteriori accertamenti. Il pubblico ministero avrà il compito di ampliare il perimetro delle indagini, in particolare su metodi e procedure dell'ospedale.

Indagato il primario Locatelli

Il giudice per le indagini preliminari ha sollecitato i magistrati ad indagare meglio e di valutare eventuali responsabilità in capo al primario del Bambin Gesù, dal marzo 2021 coordinatore del comitato tecnico scientifico dell’emergenza Covid-19. "È veramente difficile che Locatelli sia stato all'oscuro delle scelte adottate, che non sia mai stato consultato, che le decisioni intraprese non siano state condivise da lui", la posizione del gip riportata da Repubblica.

Elisabetta Federico fu sottoposta a trapianto, ma il suo quadro si aggravò dopo la chemioterapia. Con le difese immunitarie deboli, sviluppò un'infezione. La diciassette fu tenuta in ospedale per 53 giorni consecutiva, sempre esposta a virus: secondo il consulente della Procura l'infezione si sarebbe potuta evitare. "Il caso clinico della giovane si è connotato per una condotta sanitaria sotto alcuni aspetti approssimativa e non consona a un atto terapeutico complesso come quello del trapianto di midollo osseo", recitano le conclusioni. In base all'imputazione, i medici Pietro Merli e Rita Maria Pinto "cagionavano per inosservanza delle linee guida il decesso" della giovane. Entrano nel dettaglio degli addebiti, Pinto avrebbe scelto un donatore non consanguineo malgrado la disponibilità del fratello della vittima a donare le proprie cellule. Il medico avrebbe"accettato con imprudenza una previsione di raccolta di cellule staminali che in realtà appariva estremamente ridotta e quindi inadeguata e che quindi cagionava il fallimento del trapianto".

L'avvocato: "Decisione desta meraviglia"

Non è tardata ad arrivare la replica dell'avvocato di Locatelli, il legale Gaetano Scalise: "Una decisione che desta meraviglia, il pm aveva richiesto l'archiviazione avendo svolto un'indagine approfondita. Non conosciamo ancora le motivazioni del gip che credo abbia posto attenzione più alla vicenda umana che a quella giuridica.

In ogni caso alcuna responsabilità è ravvisabile nel comportamento di tutti i sanitari che si sono occupati del percorso di cure".

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