Le 25 coltellate, le lesioni ai polmoni, lo choc emorragico: l'autopsia su Christopher

L'esame è stato lungo e complesso. Il ragazzo, stando alle prime informazioni, sarebbe morto rapidamente. È stata ricostruita la dinamica dei fatti, facendo luce sulla causa della morte e sui colpi mortali

Le 25 coltellate, le lesioni ai polmoni, lo choc emorragico: l'autopsia su Christopher
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Le lesioni hanno interessato entrambi i polmoni e hanno innescato uno choc emorragico irreversibile. Sono queste le prime informazioni che trapelano sull'esito dell'autopsia, utile per fare luce sulle cause della morte di Thomas Cristopher Luciani. Nella giornata di ieri è stato eseguita l'autopsia sul corpo del ragazzo di 16 anni, ucciso domenica scorsa a Pescara nel parco Baden Powell. Inoltre, stando a quanto riferito dall'Agi, al termine dell'esame autoptico sarebbero state confermate anche le 25 coltellate sferrate al giovane.

L'autopsia è stata definita lunga e complessa: non a caso è durata tra le cinque e le sei ore. In questo arco di tempo non solo sono state identificate le singole lesioni, ma è stato possibile anche ricostruire in modo chiaro la dinamica dei fatti, la causa della morte e i relativi colpi mortali per Thomas. Che, stando alle prime informazioni, sarebbe morto rapidamente. Come da prassi, sono stati poi prelevati i campioni per gli esami di laboratorio. A questo punto la relazione andrà consegnata entro 60 giorni.

"Un impulso omicida che prevale sugli stimoli collegati con lo scopo di lucro o con la punizione dell'inadempimento", si legge nel provvedimento con cui è stato convalidato il fermo dei ragazzi. Le esigenze cautelari è stata determinata dalla "gravità dell'omicidio, che manifesta una inclinazione oltremodo violenta degli indagati, di gran lunga eccedente il movente all'origine dell'aggressione così da doversi ritenere che l'esazione del credito abbia solo attivato l'impulso criminale, recidendo ogni ulteriore nesso con l'obiettivo dell'incontro con il debitore". Causa determinante del delitto è stato "l'impuso lesivo, quello di provocare sofferenza e uccidere un essere umano, sino quasi a integrare il motivo futile, ossia il motivo meramente apparente e in realtà inesistente, che cela l'unico vero intento, che è quello di cagionare sofferenza e morte".

Considerando la gravità del fatto e le accuse rivolte agli indagati, è stato considerato concreto il pericolo di fuga e la possibilità che i due possano sottrarsi alle responsabilità derivanti dal loro gesto. La "pervicace intenzione" di prestabilirsi una versione alternativa rispetto a quanto venuto a galla dagli accertamenti è stato interpretato come "indice dell'ulteriore capacità di dileguarsi, anche per un periodo di tempo limitato ma tale da pregiudicare l'azione giudiziaria".

Il difensore di uno dei due 16enni ha parlato con il suo assistito sia lunedì mattina sia ieri e, a margine dell'udienza di convalida del fermo che si è tenuta al tribunale per i minorenni dell'Aquila, ha negato le voci secondo cui il ragazzo non avrebbe mostrato pentimento. "Mi sono trovato di fronte a un ragazzino completamente fuori dal mondo. A mio modesto avviso è ancora sotto choc per tutto quello che è successo", ha affermato l'avvocato Marco Di Giulio. Il legale ha parlato di un "comportamento sicuramente censurabile" da parte dei due giovani, ma al tempo stesso ha fatto notare come la vicenda sia "troppo più grande di loro". Dunque per capire bene quanto accaduto potrebbe essere necessario "un po' di tempo".

Tra le altre cose bisognerà anche fare luce sulle indiscrezioni emerse fin

dal primo momento che porterebbero a un debito di circa 200 euro legato allo spaccio di droga. C'è chi non la considera come una storia di degrado, visto che nel giro di poche ore è tornata in primo piano la pericolosità degli stupefacenti.

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