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"Lo abbiamo saputo dai social". La verità sull'italiano massacrato a Londra

Aggredito fuori da un pub di Londra, Marco Pannone lotta fra la vita e la morte. I familiari sono stati informati via social da un amico, nessuna comunicazione da parte delle autorità

Foto Facebook
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È mistero su quanto accaduto al 25enne Marco Pannone, un ragazzo di Fondi (Latina), che ora lotta fra la vita e la morte nel reparto di terapia intensiva del King's College Hospital di Londra dopo aver subito una brutale aggressione. A rendere ancora più sconvolgente l'intera vicenda, il fatto che i genitori del giovane abbiano dovuto apprendere la terribile notizia dai social network. Nessuna comunicazione da parte delle autorità competenti.

"Al Consolato non sapevano nulla dell’accaduto, gliel’ho comunicato io. Anche dalla polizia londinese quasi nessuna informazione", è quanto denunciato dallo zio del ragazzo, come riportato da Il Messaggero.

Che cosa è accaduto a Marco?

Ancora fumose le dinamiche dell'aggressione. Marco viveva nel Regno Unito da circa 6 anni e nella notte tra venerdì 2 e sabato 3 dicembre si trovava fuori da un pub di Brixton (Londra), quando è stato pestato da qualcuno. Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi, e adesso il ragazzo lotta per la vita.

Non si sa ancora cosa sia accaduto al 25enne. Chi lo ha aggredito? E perché? Sulla vicenda si spera facciano presto chiarezza le forze dell'ordine londinesi. Intanto ci si interroga anche su un'altra questione: perché i familiari non sono stati avvisati da chi di dovere?

La comunicazione via social

Secondo quanto dichiarato dai parenti di Marco, che si sono affrettati a raggiungere Londra per stare vicino al ragazzo, le autorità inglesi non avrebbero dato comunicazioni, tanto che la famiglia avrebbe appreso delle condizioni del giovane via Facebook.

È stato un amico del 25enne a contattare sabato mattina i familiari del ragazzo sui social, spiegando che Marco aveva subito un'aggressione e si trovava in ospedale. Superato lo sconcerto iniziale, i genitori non hanno neppure potuto precipitarsi a Londra dal figlio come avrebbero voluto, perché non avevano i passaporti pronti. È stato lo zio del ragazzo a partire per primo. Il resto della famiglia ha raggiunto il giovane domenica scorsa.

Assenza di comunicazioni

Clamorosa l'assenza di comunicazioni da parte delle autorità. "Al Consolato non sapevano nulla dell’accaduto, gliel’ho comunicato io. Anche dalla polizia londinese quasi nessuna informazione. Non riusciamo ad avere informazioni, è assurdo. Possibile che non ci fossero telecamere dentro o fuori il locale? Perché nessuno ci aiuta? Siamo stati completamente abbandonati anche dalle istituzioni italiane", ha dichiarato lo zio di Marco a Leggo.it.

Pessimi anche i rapporti col consolato italiano. I genitori del 25enne hanno infatti spiegato di aver chiesto l'aiuto di un traduttore e di essersi sentiti rispondere che al momento non vi era personale disponibile.

Le condizioni di Marco

In attesa di sapere di più sulla brutale aggressione, si prega per un miglioramento delle condizioni di Marco, che lavorava come barman. Purtroppo il pestaggio è stato molto violento e il giovane è in fin di vita.

Trasportato d'urgenza al pronto soccorso del King's College Hospital, ha subito un delicato intervento chirurgico: i medici hanno dovuto asportare una porzione della calotta cranica.

Marco è adesso in coma.

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