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"Aiutato da un clan serbo". L'ultima rivelazione sul caso Uss

Artem Uss avrebbe eluso la sorveglianza della polizia italiana grazie all'aiuto di una rete internazionale di complici, tra cui una banda criminale serba

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Arrivano nuove indiscrezioni sul caso di Artem Uss, l'uomo d'affari legato al Cremlino accusato di aver esportato illegalmente tecnologia militare americana in Russia, arrestato in Italia su richiesta degli Stati Uniti e poi scomparso nel nulla. Ad esempio, la vicenda della sua fuga avrebbe generato attriti tra Stati Uniti e Italia, visto che Washington sperava di utilizzare Uss come pedina di scambio per liberare gli americani detenuti da Mosca, incluso il giornalista del Wall Street Journal, Evan Gershkovich.

Uss pedina di scambio mancata?

L'indiscrezione è stata lanciata proprio dal Wsj, che ha dedicato un lungo articolo sul caso. Ricordiamo che l'Italia aveva concesso ad Uss gli arresti domiciliari, nonostante gli avvertimenti statunitensi secondo cui l'uomo sarebbe potuto fuggire. Alla fine, il sospetto ha eluso la polizia italiana grazie all'aiuto di una rete internazionale di complici, tra cui – si ipotizza - una banda criminale serba.

Quanto accaduto, come detto, avrebbe lasciato insodisfatti gli Stati Uniti. Il motivo sarebbe da ricollegare a Gershkovich. Il giornalista, 31 anni, è stato arrestato durante un viaggio di reportage nella città di Ekaterinburg, lo scorso 29 marzo. È detenuto con l'accusa di spionaggio. Ebbene, gli Usa avrebbero voluto spendere il rilascio di Uss per riportare a casa Gershkovich.

La delusione degli Usa

L'Italia aveva approvato l'estradizione di Artem Uss negli Stati Uniti, dove il russo avrebbe dovuto affrontare accuse penali per aver violato le sanzioni su tecnologia militare e petrolio, nonché riciclaggio di denaro. Avrebbe rischiato, se ritenuto colpevole, 30 anni di carcere. Alla fine l'uomo è sparito nel nulla mentre si trovava agli arresti domiciliari.

L'ambasciata americana a Roma si è detta "delusa" dal fatto che il ricercato sia riuscito a fuggire in questo modo. In privato, i funzionari americani sarebbero stati frustrati dall'incapacità delle autorità italiane di spiegare loro cosa fosse andato storto. L'incapacità dell'Italia di impedire la fuga del sospetto, ha proseguito il Wsj, ha sollevato sospetti su possibile corruzione, collusione o agende filorusse in parti della magistratura. Perché, ad esempio, l'uomo era stato messo ai domiciliari nonostante dovesse essere estradiato negli Usa?

Una fuga evitabile

Il Wsj ha scritto inoltre che la fuga di Uss deriva, in parte, da un sistema giudiziario sovraccarico, in cui la reclusione è vista come una misura di ultima istanza. Come se non bastasse, Roma avrebbe sottovalutato l'importanza di Uss sia per Mosca che per Washington e non ha preso precauzioni sufficienti.

"Nel corso degli anni, l'Italia si è guadagnata la reputazione di un Paese in cui imputati e detenuti di alto profilo possono evitare le celle di prigione con relativa facilità. Il sistema giudiziario sovraccarico fa molto affidamento sugli arresti domiciliari e su restrizioni minori, come i divieti di viaggio. Solo quelli considerati particolarmente pericolosi oa maggior rischio di volo devono indossare i monitor della caviglia", ha commentato il Wsj.

Intanto, un procedimento disciplinare è stato avviato contro i tre magistrati milanesi che hanno concesso gli arresti domiciliari a Uss. È però improbabile che i giudici vengano puniti.

"C'è stato un errore di giudizio, non un evidente errore nell'applicazione della legge", ha rivelato una fonte al quotidiano statunitense.

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