Le sigle rosse della galassia antagonista stanno riprendendo vigore. C'è una nuova linfa che scorre nelle strade italiane e che richiama alla mente periodi che il Paese credeva di essersi messo alle spalle. Come dimostra anche Bologna, lo scontro sta subendo una pericolosissima escalation e anche le forze dell'ordine stanno lanciando l'allarme per la violenza che è in crescita e che rischia di portare alle estreme conseguenze se non si pone immediatamente un freno. Le immagini di Bologna sono sotto gli occhi di tutti, i razzi potenziati con detriti metallici, chiodi e biglie di acciaio potevano causare ben più danni di quelli che hanno causato. Ma nella giornata successiva a quella violenza, una nuova ondata di scontri si è innescata a Genova.
Qui non c'erano i pro Pal o, per lo meno, non erano gruppi dichiaratamente pro Palestina ma gruppi sparsi dichiaratamente antifascisti e appartenenti o alla galassia rossa o alle sigle anarchiche che, da sempre, vivono e prolificano nel capoluogo ligure. Tra chi ha lanciato l'azione - mirata alla chiusura violenta di CasaPoud e, in generale, come si legge nel volantino che ha annunciato la manifestazione, dei "covi fascisti" - c'era Genova Antifascista, un gruppo che in più occasioni ha mostrato il proprio lato violento, anche simbolico, come dimostrano le reiterate azioni vandaliche contro la tarda di Norma Cossetto.
Si può dire che la tipologia di gruppi che hanno agito a Genova è convergente ma non sovrapponibile a quella che, invece, ha operato a Bologna, dove invece i gruppi sono scesi in piazza dichiaratamente sotto le bandiere della Palestina. Infatti, nella manifestazione bolognese sono state segnalate anche associazioni come i Giovani Palestinesi locali, oltre ai soliti Potere al Popolo, Sindacato Usb, Cambiare rotta, Osa, Luna, Cua, Plat, Labas e Tpo.
Ovviamente, anche a Bologna, si sono viste le frange anarchiche ma a differenza di quanto accaduto a Genova sono state segnalate dalla questura anche sigle provenienti da fuori città, come il centro sociale Askatasuna, in trasferta da Torino. Questo dimostra, ancora una volta, che per quanto le bandiere sventolate possano essere diverse, il fine è sempre lo stesso: creare il caos.