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Crociata anti autovelox e valanga di sanzioni annullate: cosa sta succedendo

L'Anci tenta di correre ai ripari, chiedendo ai comuni e alle amministrazioni locali un più ligio rispetto delle regole

Battaglia contro gli autovelox e valanga di sanzioni annullate: cosa sta succedendo

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Battaglia contro gli autovelox e valanga di sanzioni annullate: cosa sta succedendo

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La misura è colma. E l'Anci ha deciso si passare alle vie di fatto, a partire dalla sezione del Veneto, dove la situazione è da tempo fuori controllo. L'"esercito" di autovelox schierato in campo per far cassa è infatti spesso e volentieri formato da apparecchi elettronici che non rispondono alle normative previste per la loro installazione. Il rispetto delle regole è richiesto da ambo le parti, non solo agli automobilisti, per cui è il caso di correre urgentemente ai ripari.

L'associazione sta preparando infatti una circolare per richiamare tutti all'ordine, e per ricordare a sindaci e amministrazioni locali la necessità di attenersi alla normativa realtiva alla collocazione degli autovelox e alla conseguente attività di monitoraggio. Sono oltre 11mila gli apparecchi elettronici di rilevamento della velocità installati in Italia, primato assoluto a livello europeo. Ma quali sono le regole che andrebbero rispettate sulle quali troppo spesso si chiude un occhio?

Per piazzare un autovelox lungo le arterie urbane o quelle extraurbane secondarie (ovvero le strade provinciali) è sempre necessario un decreto del prefetto, che dovrebbe essere emesso esclusivamente dopo la convocazione di una conferenza dei servizi con la Polstrada, la polizia locale e le istituzioni. Tale conferenza, e questo è il secondo punto focale, deve comunque avere già valutato tutta una serie di elementi, quali i flussi di traffico, la frequenza di incidenti stradali e la presenza di spazi idonei per le postazioni. Terzo e ovvio punto il fatto che il macchinario debba essere omologato. Ultima, ma non per questo meno importante, regola è la verifica annuale e la taratura della strumentazione: qualora ciò non fosse accertato, la multa va ritenuta non valida.

Basta citare l'oramai celebre caso di Cadoneghe, nella provincia di Padova: lungo la Statale 307 del Santo, col limite di velocità ridotto fino a 50 km/h, sono state emesse in un solo mese ben 24mila sanzioni. Qualcuno, ancora non identificato, ha tentato di farsi giustizia da solo lo scorso 9 agosto, mettendo fuori uso l'autovelox e le videocamere di sorveglianza. Ciò che colpisce sono le prime conseguenze delle indagini: il capo facente funzione della polizia locale di Cadoneghe Gianpietro Moro e un altro agente hanno infatti ricevuto un avviso di garanzia, con l'accusa di falso in atto pubblico. Esplosione a parte, secondo i magistrati, gli apparecchi elettronici erano stati installati in modo non rispettoso della normativa. Ciò significa non solo che le multe sono contestabili, ma che chi è preposto al controllo delle regole e lo richiede ai cittadini è il primo a non averlo fatto.

Oltre a Cadoneghe c'è l'esempio di San Leonardo, a Manfredonia (Foggia): l'apparecchio elettronico è stato rimosso lo scorso maggio perché installato senza aver ricevuto specifica autorizzazione paesaggistica pur trovandosi in un'area sotto vincolo: dopo un anno è stato smontato in fretta e furia, ma anche in questo caso bisognerebbe dare più di qualche spiegazione, e non solo, ai tanti cittadini colpiti da sanzioni. Stesso discorso per l'autovelox di Ciampino sulla Appia Nuova: 42mila multe dal 2018 senza che il Comune abbia mai ricevuto l'autorizzazione dell'Anas, che alla fine ha vinto la battaglia legale.

E via, ovviamente, ai fiumi di ricorsi: una situazione che sta obiettivamente diventando insostenibile.

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