Continua la battaglia legale tra la Regione Lombardia e l'associazione Musulmani di Bergamo per la Chiesa dei frati Cappuccini degli ex Ospedali riuniti di Bergamo. Nel 2018 l'immobile, sconsacrato, venne messo all'asta ed aggiudicarselo fu proprio l'associazione, che annunciò urbi et orbi di volerne fare la propria moschea. "La nostra intenzione è quella di mantenere la destinazione del sito a luogo di culto", hanno dichiarato il presidente Idir Ouchickh e Imad El Joulani. Una soluzione che, di fatto, va ad aggirare la legge regionale 2/2015, che però è stata oggetto di contestazione alla Corte Costituzionale. Tornando alla chiesetta nata negli anni Venti del Novecento come parte del grande complesso ospedaliero allora in costruzione, la Corte d'appello di Brescia ha giudicato discriminatorio il diritto di prelazione che Regione Lombardia sta cercando di far valere in nome del controllo esercitato sull'Asst Papa Giovanni XXIII.
L'associazione Musulmani di Bergamo è riuscita ad aggiudicarsi all'asta, con sistema di buste chiuse, la chiesa con una proposta di 450mila euro partendo da una base d'asta di 418.7000 euro ma Regione Lombardia si era subito opposta. "Il simbolo della cristianità della cappella della Chiesa Casa Frati di Bergamo sarà salvaguardato perché Regione Lombardia farà valere il diritto di prelazione", dichiarò all'epoca il presidente della Regione, Attilio Fontana, sottolineando anche che l'edificio è vincolato dal ministero della Cultura.
Qualche mese dopo l'aggiudicazione, la giunta ha stanziato 452.196 euro per ricomperare l'ex chiesa ma l'associazione Musulmani, difesa dall'avvocato Andrea Di Lascio, ha rifiutato e ha deciso di rivolgersi al tribunale. Così è iniziata una lunga battaglia legale che vede la Regione intenzionata a tornare in Cassazione per difendere l'edificio.
I giudici bresciani, nella loro sentenza, hanno confermato la natura discriminatoria della delibera regionale del maggio 2019, dichiarando, come si legge nella sentenza, che la corte "conseguentemente l'acquisto del bene in capo all'originaria contraente Associazione Musulmani di Bergamo", condannando la Regione a pagare le spese legali a favore dell'associazione per quasi 32 mila euro.