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Bologna rallenta, in città si viaggia a 30 all'ora. Ma nemmeno i bus rispettano il nuovo limite

A Bologna via al progetto per una città a velocità ridotta. Milano, alla finestra, ci pensa

Bologna rallenta: in città a 30 all'ora. Nemmeno i bus rispettano il nuovo limite

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Bologna città 30 all'ora? Per ora è un flop

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Dal sabato 1° luglio a Bologna è scattata l’operazione “città 30”; il limite di velocità sulle strade urbane verrà portato a 30 chilometri orari, ad eccezione delle principali vie di scorrimento che godranno del limite a 50km/h.

La prova generale di questa rivoluzione è andata in scena ieri, 3 luglio, ma gli effetti al momento sono scarsi per non dire nulli. Dopo il simbolico taglio del nastro la città sembra scorrere allo stesso ritmo di prima, con gli automobilisti che accelerano al primo accenno di strada libera e gli scooter sempre a gincana in mezzo al traffico. Neanche gli autisti dei mezzi pubblici pare si adeguino alla nuova normativa mantendendo la velocità di crociera.

A parziale giustificazione del flop della norma c’è da dire che le sanzioni per chi sgarra al momento non sono previste, le stesse prenderanno il via il 1° gennaio 2024, con gli autovelox installati solo sulle strade a 50 km/h e i controlli della polizia municipale in quelle a 30 km/h.

Pronto il commento del sindaco Bolognese Matteo Lepore: “L'obiettivo del provvedimento è di arrivare a zero morti sulle strade. Sarà quello l'indicatore di risultato, non il numero delle multe”.

Si prospettano disagi per lavoratori e corrieri

Certo l’obiettivo di ridurre le morti per strada è nobile, tuttavia, se dovesse entrare a pieno regime questa norma le criticità sono evidenti. In primis una diminuzione della velocità porta inevitabilmente a un allungamento delle tratte di percorrenza, gravando sia sui lavoratori che sull’ambiente con maggiori emissioni. Persino la CGIL, come riportato dal corriere della sera, esprime alcune perplessità tramite il segretario cittadino Michele Bulgarelli: «Va gestito l’impatto sul trasporto pubblico, perché la rimodulazione del tempo di percorrenza degli autobus non si può tradurre con un taglio delle corse».

Il secondo tema riguarda le consegne le consegne dei corrieri, è evidente che un abbassamento della velocità aumenta tempi e costi. Il volume sempre crescente del mercato e le relative promesse di consegna veloce, come si possono conciliare con una città che si avvicina più a una tartaruga che a una gazzella?

Anche Milano vuole diventare "città 30"

Parallelamente alla città emiliana anche Milano si prepara a raggiungere l’obiettivo di città a 30 km/h. Abbiamo raggiunto al telefono il consigliere comunale Marco Mazzei che, a gennaio di quest’anno, ha fatto approvare un ordine del giorno che prevede l’abbassamento dei limiti di velocità:

“Bologna è un anno avanti rispetto a Milano in questo progetto. Quello che stiamo cercando di introdurre è un cambiamento di abitudine e ci vuole tempo. Non mi stupisce il poco successo di questa iniziativa soprattutto nella sua fase iniziale, il lancio del progetto è a lungo termine e deve prevedere dei tempi tecnici per una campagna di sensibilizzazione, comunicazione e racconto in cui si spiega a tutti, anche i meno addentro alla vicenda, come mai si decida proprio per il limite a 30 km/h. Ci sono dei grafici che mostrano come a 30 km/h le persone investite sopravvivano e a 50 km/h muoiano.

Qui a Milano vogliamo arrivare a una delibera di giunta che specificherà poi il percorso da seguire. In città c’è un’emergenza chiara per le persone che si muovono in bicicletta e che vengono regolarmente investite dai mezzi pesanti.”

Il consigliere meneghino chiude con una promessa: “Il nostro obiettivo non è fare cassa come dicono molti ma un cambio di paradigma, abituarci ad andare più piano. Le sanzioni serviranno ma non è quello lo scopo finale.”

La questione rimane ambigua, da una parte una nobile battaglia per la sicurezza dall’altra quella che può sembrare una crociata contro la mobilità privata, il tutto condito da un aumento generalizzato del costo dei mezzi pubblici.

Sono dunque le “città tartaruga” la risposta ai problemi del vivere urbano? Per ora sospendiamo il giudizio.

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