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"Bussola o app?". Così i migranti si nascondono durante il viaggio

L'obiettivo dei migranti è non essere intercettati in acque territoriali e così si scambiano informazioni su come "nascondersi" al pattugliamento della marina tunisina

"Bussola o app?". Così i migranti si nascondono durante il viaggio Esclusiva

I recenti dati del Viminale hanno rilevato un sorpasso delle partenze dalla Tunisia rispetto a quelle dalla Libia. Considerando i primi tre mesi dell'anno, infatti, risulta che 12.083 migranti siano partiti dalle coste tunisine da inizio anno fino al 13 marzo, ossia più di 170 clandestini sbarcati al giorno, che corrisponde a un incremento del 788% rispetto ai 1.360 arrivi dello stesso periodo del 2022. Oltre 12mila migranti provenienti dalla Tunisia sono oltre un terzo delle 32.101 persone provenienti dalla rotta tunisina che sono arrivate in Italia nell'intero 2022. Abbiamo assistito alle conversazioni tenute tra i migranti che ancora si trovano in Tunisia e quelli che, invece, sono già sbarcati in Italia, raccogliendo informazioni su come vengono gestite le traversate.

In particolare, in vista dei prossimi "convogli" che lasceranno la Sfax nei prossimi giorni, uno degli organizzatori ha organizzato un "meeting" per istruire i migranti, in particolare sul corretto utilizzo dei telefoni a bordo delle carrette del mare che lasciano Sfax. Nello specifico, i partecipanti hanno discusso sul modo migliore di orientarsi in mare tra la bussola e le applicazioni installate sugli smartphone. A tal proposito sembrano esserci due diverse scuole di pensiero. "La bussola è l'unico strumento che non può essere localizzato dalla marina", sostiene uno degli organizzatori, sostenendo il principio della precauzione per evitare che il segnale possa essere tracciato dai sistemi di localizzazione delle forze dell'ordine quando il barchino si trova in acque tunisine. Motivo per il quale viene consigliato a tutti i migranti di mettere il telefono in modalità aereo prima di iniziare il viaggio.

"La bussola fa perdere spesso l'orientamento sull'acqua, so di cosa parlo, c'è un'applicazione e se ce l'hai non ti serve la bussola", ha replicato un migrante che, stando a quanto da lui dichiarato, è arrivato a Lampedusa nei giorni scorsi. A chi ha replicato che solo chi non conosce lo strumento si perde, lui ha prontamente risposto: "Basta che il bussoliere non segua per tre minuti la rotta si perde, è questo che fa restare per tre giorni in mare".

Quindi, ha aggiunto: "Per evitarlo, i 'souraka' hanno un'app di tracciamento che installano nei loro telefoni, che li porta direttamente a Lampedusa, senza nemmeno l'ausilio della bussola". L'organizzatore, però, fa notare che "se parliamo di un'applicazione, significa che è su uno smartphone ed è facile da individuare per la marina. Personalmente, credo che la bussola sia la migliore in termini di orientamento sul mare ed è utilizzata dalla notte dei tempi".

Ma il sostenitore dell'app spiega che al bordo del barchino ci dev'essere un solo telefono attivo, perché "la marina rileva le onde quando ce ne sono molti accesi". In questo modo, a suo dire, avendone attivo solo uno ed essendoci molti pescatori in mare, "la marina non può trovare le differenze" tra i barchini di migranti e i pescherecci. "L'applicazione ti localizza e ti indica la destinazione, che è Lampedusa", dice ancora il migrante, che spiega essere usata anche dai pescatori: "Tutti i bravi 'souraka' la conoscono e funziona senza connessione". In tanti hanno chiesto il nome dell'applicazione ma il il migrante ha mostrato reticenza nel rivelarlo, in quanto "qualsiasi buon 'souraka' la conosce, è lui che la installa nel telefono e fa il tracciamento".

Quindi, spiegando la ratio dell'app, aggiunge: "Se ti basi solo sulla bussola, al minimo errore ti perdi sull'acqua. L'orario normale per arrivare a Lampedusa è tra le 20 e le 22.

Siamo partiti alle 5 del mattino, eravamo a 30 chilometri da Lampedusa e abbiamo incontrato la guardia costiera italiana, che ci è venuta a recuperare".

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