Quindi, oggi...

C'è poco da ridere Elly, ciao ciao mister Sarri e Landini: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: il nuovo libro di Vannacci, la resa dell'Ucraina e Giuseppe Conte

C'è poco da ridere Elly, ciao ciao mister Sarri e Landini: quindi, oggi...

- Vannacci torna in libreria e non so se il suo secondo libro farà il botto dell’altro. Difficile, visto che certi miracoli avvengono una volta sola nella vita. Sarebbe però arrivato il momento di smetterla di considerarlo un pericoloso sovversivo. Sapete: in questa rubrica abbiamo criticato la scelta di mettersi a pubblicare tomi vestendo una divisa e non tutte le tesi del generalissimo sono condivisibili alla lettera, però definirlo razzista, omofobo e sessista, dopo averlo sentito parlare in tv con ben più garbo di tanti altri, appare veramente esagerato. Vi è quasi un’ossessione sinistra, bagnata con un pizzico di invidia, per un signore che ha venduto più di tanti altri autori messi insieme e che, tutto sommato, è riuscito a parlare alla pancia della gente. La quale potrà non piacervi, ma esiste. E vota.

- Domenico Quirico mette sul tavolo della “bandiera bianca” del Papa una riflessione che vale la pena considerare. Questa: alcuni generali avrebbero cercato di spiegare a Zelensky che il problema dell’Ucraina non sono tanto le munizioni, quando la disponibilità di uomini. In una guerra di logoramento, vince chi ha più carne da macello da sbattere in trincea. E la Russia ha disponibilità quasi infinite, come ha sempre dimostrato la storia. Oltre a ribadire l’importanza di difendersi e di non soccombere, sarebbe quindi anche il caso di uscire dalla “logica della vittoria totale” di cui sono “prigionieri”, dice Quirico, sia Putin che Zelensky. L’Occidente ha commesso l’errore di “garantire” al presidente ucraino proprio una vittoria su larga scala, con tanto di riconquiste di territori, che difficilmente potranno mai verificarsi. Prendere atto di certe difficoltà può portare tutti al tavolo della pace, ben più delle “bandiere bianche” di Bergoglio.

- Emergono tutti gli scricchiolii del campo largo. Il M5S è il partito più in crisi della presunta alleanza, ma se Conte piange Schlein non ride. E i motivi sono due. Elly ha tracciato una strada al “nuovo Pd”, e cioè coalizzarsi con gli altri partiti progressisti contro “le destre”, ma il progetto stenda a decollare. Un po’ perché Schlein - come spiegato oggi in un’intervista - ne fa un motivo “matematico”, “prima ancora che politico”. Il che le fa sognare un accordo che va da Renzi a Fratoianni, passando per Calenda e Conte, dimenticando però che quando le coalizioni sono così eterogenee faticano a stare bene insieme a lungo. Magari vinci matematicamente, ma poi che fai? Non basta “mettersi d’accordo sulle priorità”, come sostiene Elly, e il naufragio del “contratto di governo” gialloverde sta lì a dimostrarlo. C’è poi un problema di “innovazione”. Schlein era arrivata al Nazareno per svecchiare la ditta, ma durante le regionali s’è affidata a Pier Luigi Bersani, grande politico dalle ficcanti parabole, ma il cui destino si sarebbe consumato nel 2013 (10 anni fa!). Dopo gli scrutini, invece, si vinca o si perda, il Pd targato Elly si rivolge spesso Romano Prodi manco fosse un oracolo, pure lui leader e padre nobile della sinistra, ma che sarebbe in pensione ormai da un decennio. È insomma come se il “nuovo” Pd puzzasse di vecchio. Se a questo ci aggiungi la batosta nell’Abruzzo-Ohio, le difficoltà a trovare una quadra in Basilicata e le resistenze interne, i motivi per non sorridere sono tanti. Forse troppi.

- Pietro Parolin smentisce, o corregge, il Papa sulla bandiera bianca dell’Ucraina. Dice, in sintesi, che il cessate il fuoco dovrebbe realizzarlo prima di tutto Mosca. Si capisce la necessità del Vaticano di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, tuttavia al momento una cosa appare certa: il Papa, il quale avrebbe potuto avere un ruolo di mediatore, sembra essersi ormai bruciato ogni possibilità di fare da ponte tra Russia e Ucraina. E molto lo si deve a quel vizio del Papa di parlare a braccio che spesso tanti guai fa.

- Il tribunale vaticano ha confermato in appello la condanna contro gli attivisti di Ultima Generazione che nel 2022 si incollarono alla statua del Laocoonte nei musei Vaticani. “In nome di Sua Santità papa Francesco” ben 9 mesi di carcere e 28mila euro di multa. Dio perdona, il Vaticano no. Bene così.

- Fa sorridere, tuttavia, il fatto che “nel nome” del Papa molto attento all’ambientalismo siano stati condannati gli attivisti ambientali. Bergoglio firmerà la grazia?

- Non so se Omar, il ragazzo che con Erika fu autore della strage di Novi Ligure, sia colpevole o meno delle accuse che gli sono rivolte dalla ex moglie, tra cui maltrattamenti e violenza sessuale. Qui vorrei però sottolineare il “coraggio” (vedete voi se in senso negativo o positivo) di questa donna di innamorarsi, di spostare e di fare un figlio con un ragazzo colpevole di aver accoltellato due persone con 97 coltellate. Chi di voi ci riuscirebbe?

- A Vigevano chiude lo stabilimento della Moreschi, storica azienda di scarpe di lusso. Ben 59 dipendenti verranno licenziati. Tutto legittimo, sia chiaro, anche se dispiace per i lavoratori e per le loro famiglie. La vera notizia però è un’altra, ovvero che la scelta di cambiare sito produttivo (andranno altrove in Italia, pare) non avviene per motivi logistici o di costo della manodopera, ma per “puntare su una produzione green impossibile da attuare nello stabilimento di Vigevano”. Insomma: per “colpa” degli obiettivi climatici, veri o presunti, 59 famiglie restano senza uno stipendio e altri li seguiranno, presto, nelle aziende dell’automotive. La Cgil protesta? Certo, ma tra i fan della transizione green c’è proprio il segretario Maurizio Landini. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

- Maurizio Sarri si è dimesso. Scusate l’entusiasmo, ma sapete bene che questa rubrica ha spesso criticato un gioco inconcludente e un’idea di calcio ordinata, tattica e sicuramente intelligente, ma che non entusiasma. E se il pallone perde entusiasmo, diventa uno sport come un altro.

- Vorrei ricordare i titoli immaginifici che i quotidiani sportivi hanno dedicato alla coppia Sarri-Mourinho quando arrivarono a Roma questi due grandi allenatori.

Risultati un paio di anni dopo? Zero.

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