"Sequestrati 125mila euro". Batosta alle Ong: Mare Jonio e Casarini nei guai

Indagati otto attivisti, tra cui l'ex capomissione ed esponente no global, l'armatore Alessandro Merz e Beppe Caccia

"Sequestrati 125mila euro". Batosta alle Ong: Mare Jonio e Casarini nei guai

Le accuse sono di favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina e violazione del codice della navigazione. Il Tribunale di Ragusa ha inflitto un duro colpo alla Idra social Shipping Srl, la società armatrice della nave Mare Jonio disponendo il sequestro preventivo di 125mila euro sul conto dell’impresa. Il giudice per le indagini preliminari, su richiesta della procura, ha dato il via libera alla guardia di finanza che ha eseguito materialmente il provvedimento dopo la chiusura delle indagini da parte della capitaneria di porto di Pozzallo e della squadra mobile di Ragusa. Sono finiti nei guai otto attivisti, tra cui Luca Casarini, capomissione ed ex no global, l'armatore Alessandro Merz e il commandante della nave Mare Jonio Pietro Marrone: tutti indagati.

La storia della Mare Jonio

La nave Mare Jonio, costruita agli inizi degli anni Settanta, dal 2018 è utilizzata nel Mediterraneo centrale per recuperare i migranti in mare. Al suo interno può ospitare poco più di cento persone e gode da tempo del sostegno economico di diverse organizzazioni e imprese sociali. Tra i garanti delle operazioni finanziarie diversi esponenti della sinistra italiana come Nichi Vendola e Nicola Fratoianni. Nel corso degli anni molteplici sono state le controversie giudiziarie che hanno coinvolto la Mare Jonio, con alcuni fermi amministrativi per violazioni delle norme del decreto sicurezza.

La vicenda

I fatti che hanno portato al sequestro preventivo riguardano il trasferimento di migranti avvenuto l'11 settembre 2020 dalla nave mercantile Maersk Etienne alla nave ong Mare Jonio. Secondo la procura di Ragusa il trasbordo avvenne senza autorizzazione delle autorità e in base a un accordo commerciale preventivo tra la compagnia danese e quella triestina, la Idra Social Shipping Srl appunto, che fruttò a quest'ultima il pagamento di 125mila euro. La Maersk Etienne, grande nave commerciale, recuperò in zona Sar maltese 27 migranti in difficoltà a bordo di un barchino dirigendosi poi verso Malta. Era agosto del 2020. Poi il blocco. La Etienne non venne autorizzata a sbarcare e rimase bloccata bloccata nel golfo dal 5 agosto all'11 settembre data in cui i migranti furono trasbordati sulla Mare Jonio che batteva bandiera italiana.

Il patto commerciale

Si sarebbe trattato di un ingente danno economico secondo la compagnia danese, mentre la Mare Jonio ha sempre fatto riferimento a una semplice missione di soccorso. Per la procura di Ragusa, invece, non ci sono dubbi: il trasferimento è stato il frutto di un patto commerciale. Prima della partenza della Mare Jonio c’erano stati una serie di contatti e di scambi di istruzioni tra la Maersk e la Idra Social Shipping Srl, fino al 10 settembre. Poi le ultime disposizioni. La Mare Jonio partì da Licata il 10 settembre ufficialmente per portare a Lampedusa 80 litri di gasolio. Al largo era presente un rendez vue con un gommone per imbarcare personale non autorizzato dalla capitaneria di porto. Poi fu indirizzata la rotta verso Lampedusa finché, con una strategia concordata, non venne inviato un messaggio dalla Maersk per chiedere la possibilità di un controllo medico a bordo.

La Mare Jonio invertì la rotta e si diresse verso la Etienne. I migranti vennero valutati e si ravvisò la necessità di un trasferimento immediato per motivi sanitari. Un aspetto che è stato dibattuto a lungo dai legali degli indagati.

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