L'arresto di Messina Denaro

“Ce l’abbiamo fatta Giovà”. Il biglietto sulla tomba di Falcone

Da quel "grazie ragazzi" gridato nell'impeto del momento ai messaggi sulla lapide di Giovanni Falcone, così Palermo esulta per la cattura di Matteo Messina Denaro

“Ce l’abbiamo fatta Giovà”. Il biglietto sulla tomba di Falcone

Quando il van nero con dentro Matteo Messina Denaro ha lasciato la clinica dove il boss è stato arrestato per andare verso la caserma San Lorenzo, le vie attorno si sono riempite di applausi. C'era chi piangeva con le mani sul volto, chi esultava e chi non ha potuto fare a meno di stringere la mano e dare una pacca sulla spalla a quei ragazzi incappucciati, di cui mai si saprà l'identità, che per anni gli hanno dato la caccia. "Grazie ragazzi", hanno detto in tanti, forse tutti, ai carabinieri che nel frattempo si congratulavano tra loro per il risultato ottenuto. E il pensiero in quei momenti non poteva che andare a chi per la lotta alla mafia ha sacrificato la sua vita, alle tante vittime innocenti e a chi, a volto scoperto, ha combattuto quel sistema. Così nelle scorse ore la lapide di Giovanni Falcone, che insieme a Paolo Borsellino è caduto da servitore dello Stato, si è riempita di biglietti e messaggi. Tra questi ne spicca uno: "Ce l'abbiamo fatta Giovà... Dopo 30 anni!", si legge nel foglietto. Non c'è la firma, ma solo una data, quella della cattura. Impossibile capire chi sia stato, se qualcuno dei suoi collaboratori, se un investigatore di oggi, se un semplice cittadino. Ma poco importa, perché quello che conta è avercela fatta, anche nel nome dei due magistrati.

La cattura del boss

Il 16 gennaio 2023 è un altro di quei giorni da segnare nel calendario, come il 15 gennaio del 1993. Quasi trent'anni esatti separano la cattura di Totò Riina da quella di Matteo Messina Denaro. E chissà se il boss, quando ha prenotato quella visita alla clinica Maddalena, ci ha fatto caso. Ora, Messina Denaro è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza dove proseguirà le sue cure mentre il mondo, qua fuori, va avanti. Ci sono ovviamente tanti nodi ancora da sciogliere, tanti misteri da risolvere e tante battaglie ancora da combattere, ma questa intanto è vinta.

Ed è vinta anche grazie al sacrificio di quegli uomini e quelle donne coraggiose che si sono sacrificate per estirpare il cancro della mafia dal tessuto siciliano, dove si è incancrenito da ormai troppi anni. Eppure, non bisogna perdere la speranza, non bisogna desistere nell'intento e continuare a combattere, anche per tutta quella parte buona di società che ha applaudito, sentendosi un più più libera.

E per tutti quelli che, tra ieri e oggi, sono andati a rendere omaggio a Giovanni Falcone nella chiesa di San Domenico a Palermo.

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