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"Condotta recidiva". Sea Eye fermata per 60 giorni in Calabria: ora rischia la confisca

Prima sanzione per recidiva applicata a una Ong in ottemperanza al decreto Piantedosi. La nave ferma in porto per 60 giorni a Reggio Calabria: "Solo la Germania ha il diritto di sanzionare la nostra nave"

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La nave Sea Eye è stata fermata a Reggio Calabria per sessanta giorni. Per la prima volta è stata applicata la massima misura prevista dal decreto Piantedosi per le Ong e ora, per l'imbarcazione tedesca, si configura il rischio di confisca. La nave è arrivata nel porto calabrese nella giornata di ieri con 144 migranti, che sono stati portati a bordo in tre diversi interventi, nonostante ci fosse la volontà della guardia costiera libica di intervenire per effettuare il salvataggio.

Al momento dell'attracco, sulla banchina di Reggio Calabria era presente anche il prefetto Clara Vaccaro, che ai presenti ha anticipato come il fermo sia stato deciso dalle autorità italiane dopo la verifica della documentazione trasmessa dalla Guardia costiera italiana. È stato proprio il prefetto Vaccaro a firmare per il fermo di sessanta giorni, anziché trenta, rilevando nel comportamento della nave Ong una recidiva nella violazione del decreto Piantedosi che, piaccia o meno ai tedeschi, è legge nel territorio italiano. Il primo intervento della nave è stato eseguito su coordinamento del MRCC Roma, che ha assegnato alla nave il porto di Ortona. In base al decreto, Sea Eye avrebbe dovuto dirigersi "senza ritardo", come indicato nella legge, verso il porto di assegnazione. Ed è qui che nasce la violazione, perché la nave tedesca ha effettuato i successivi interventi nonostante nell'area ci fosse, già comunicata, la presenza delle motovedette libiche.

La recidiva è stata applicata alla nave tedesca in quanto, documenti alla mano, lo scorso giugno lo stesso comandante ha effettuato una violazione simile. Ma lo aveva fatto anche a ottobre, quando però il fermo era stato disposto per venti giorni e non sessanta. L'applicazione della recidiva però, è stata effettuata solo a questa violazione in quanto solo di recente la nave tedesca ha ricevuto l'ordinanza con la quantificazione della multa relativa al primo fermo, quello di giugno 2023. Tutte le navi stanno ricevendo in questo periodo le ordinanze, che sono esecutive nonostante vengano impugnate, in quanto non vi sono i requisiti per la sospensiva. Per questa ragione la Sea-Eye potrebbe essere la prima alla quale viene applicata la recidiva, che è l'anticamera della confisca.

"Sebbene sia illegale e profondamente disumano riportare persone in un conflitto sanguinoso dal quale sono fuggite, l'Italia chiede che le organizzazioni tedesche di salvataggio in mare prendano parte proprio a questo", ha dichiarato Gorden Isler, a capo della Ong tedesca. "Il nostro rifiuto di prendere parte a queste abominevoli sparizioni sarà punito con blocchi delle navi e multe. Solo la Germania, in quanto Stato di bandiera, ha il diritto di sanzionare la nostra nave per condotta scorretta in acque internazionali", ha proseguito Isler. Ma la realtà non è questa, perché sarebbe la Germania se portassero i migranti irregolari in un porto tedesco.

Nel momento in cui la nave chiede il coordinamento e varca le acque territoriali di un altro Paese, si sottomette alle sue leggi. Se non vuole farlo, può prendere il mare in direzione della Germania, una volta effettuati tutti gli interventi che ritiene opportuni in acque internazionali. "Ora che tre navi di salvataggio tedesche sono state sequestrate in Italia, spetta al governo federale impegnarsi finalmente e sostenere politicamente le missioni umanitarie delle navi di salvataggio tedesche", conclude Isler chiedendo l'intervento del Paese di bandiera. Per il diritto internazionale, nel momento in cui una persona viene recuperata in acque internazionali e poggia il piede a bordo di una nave, il Paese di ingresso è quello di bandiera. Pertanto, è quello il Paese che se ne deve fare carico. La Germania potrebbe iniziare a farlo con tutti i migranti che le sue navi prendono a bordo per sbarcarli poi in Italia, Paese sovrano che in quanto tale ha il diritto e il dovere di autonomia legislativa.

Checché ne dica Isler.

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