
Maglietta nera, capelli rasati e tre dita sollevate, per imitare il tridente sulla bandiera ucraina, simbolo di sostegno alla patria, alla causa e al Paese invaso dalla Russia. È arrivato così al tribunale della Corte d’Appello di Bologna il 49enne Sehrii Kuznietsov, accusato di essere uno dei sabotatori che ha coordinato l’esplosione del gasdotto North Stream avvenuta il 26 settembre del 2022. Verso le 16.00, è stata confermata la custodia cautelare in carcere.
Durante l’udienza, l’uomo – che ha chiesto un interprete ucraino o russo al posto di quello inglese, perché non fluente nella lingua – ha affermato di non acconsentire al trasferimento in Germania, la nazione la cui Corte federale ha emesso il mandato d’arresto europeo a suo carico. Si deciderà se consegnarlo o meno a Berlino il prossimo 3 settembre. Il 49enne, inoltre, ha preso le distanze dalle accuse, affermando che nel momento in cui è stata effettuata l’azione di sabotaggio lui si trovava in Ucraina e che, in questi giorni, era in Italia per visitare alcuni familiari. Kuznietsov ha anche cambiato difensore, sostituendo l’avvocato Ilaria Perruzza con il legale Luca Montebelli.
L'uomo è un ex capitano dell’esercito ucraino ed ex agente dei servizi segreti Sbu. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, era schierato come parte dell’unità d’élite che ha difeso Kiev nei primi mesi del conflitto. Stando alle dichiarazioni di un ufficiale del Paese invaso che prese parte all’operazione di sabotaggio, Kuznietsov era proprio il comandante della missione conclusasi con l’esplosione del gasdotto. Assieme ad altre cinque persone tra civili e militari, era salito sull’”Andromeda”, una barca a vela da quindici metri affittata a Rostok in Germania, il 7 settembre 2022, e aveva fatto rotta verso l’isola danese di Bornholm, toccando anche Polonia e Svezia. Diciannove giorni dopo, tre condotte del North Stream saltarono in aria.
Le autorità tedesche, che avevano aperto un’indagine all’indomani dell’operazione, sono riuscite a risalire all’identità dei sabotatori grazie alle impronte e al Dna recuperato dai fondali e dallo scafo della nave, che non era stata lavata bene. Secondo le indagini, il presidente Zelensky sarebbe stato il primo ad autorizzare l’operazione, ma avrebbe dato l’ordine di bloccarla dopo essere stato intercettato dalla Cia. Il generale Valeriy Zaluzhny, al tempo capo di Stato maggiore dell’esercito ucraino, si sarebbe però rifiutato di obbedire e avrebbe dato l’assenso definitivo. L’alto ufficiale ha sempre negato.
Il fermo di Sehrii Kuznietsov è il primo legato alla vicenda del North Stream in tre anni.
Nel 2024, un altro dei sommozzatori coinvolti nell’attacco è stato individuato in Polonia ed è stato emesso anche un mandato di arresto internazionale, ma il ricercato è stato avvisato ed è riuscito a scappare in Ucraina.