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“Consumo di carburante e costi maggiori”. Ecco perché le Ong se la prendono col decreto Piantedosi

Ai microfoni di Cartabianca, gli esponenti delle Ong spiegano i motivi per i quali lamentano l'assegnazione del porto di Ancona: i costi di gestione più alti

“Consumo di carburante e costi maggiori”. Ecco perché le Ong se la prendono col decreto Piantedosi

La Ocean Viking e la Geo Barents stanno sbarcando i loro migranti in queste ore al porto di Ancona, dopo giorni di polemica per l'applicazione del decreto Piantedosi. Le due navi, infatti, sono le prime ad aver operato nel rispetto dei paletti decisi dal governo per la gestione dei migranti, con il nuovo codice introdotto per le Ong, che fino a ora hanno potuto dettare legge in Italia ignorando e calpestando le norme di un Paese sovrano. Durante il programma Cartabianca, condotto da Bianca Berlinguer e andato in onda proprio nelle ore in cui la prima nave si stava avvicinando al porto, è stato mandato in onda un servizio registrato a bordo di una delle due navi, con interviste agli attivisti delle Ong che rivendicano il diritto di sbarcare nei porti di loro gradimento per evitare un aumento eccessivo dei propri costi di gestione.

"I porti siciliani sono quelli più vicini, tanto che per le operazioni condotte dalla guardia costiera e dalle mercantili vengono dati i porti lì", spiegano dalla Ong ai microfoni della trasmissione. Ovviamente, dalla Ong non viene fatta la distinzione tra un soccorso coordinato direttamente dall'Italia o effettuato casualmente da una nave mercantile in navigazione, e un intervento sistematico che viene effettuato dalle navi delle Ong nel Mediterraneo. "Queste misure colpiscono le finanze delle nostre organizzazioni e faremo molta fatica. Ci limitano e ci danno un porto di sbarco immediato, che è quello che dice la legge, ma ci fanno andare via molto rapidamente, lasciando zone scoperte", dice Matias Gil, capomissione Geo Barents, ai microfoni di Cartabianca.

"Per noi vuol dire un lungo tragitto, quattro giorni di navigazione e 900 miglia dal soccorso. Vuol dire un consumo di carburante e costi maggiori. Il peggio è che non siamo nell'area del Mediterraneo centrale dove continuano a morire persone", dove Luisa Albera, coordinatrice soccorsi Ocean Viking ai microfoni di Rai3, contestando l'assegnazione del porto di Ancona alle due navi.

Daniela Santanchè, ministro del Turismo presente in studio, ha replicato: "Abbiamo fatto questi decreti nel rispetto del diritto internazionale, perché lì non c'è scritto che ci devono essere dei traghetti che si mettono d'accordo con gli scafisti per spostarle da una nazione all'altra". Il ministro ha poi sottolineato come sia obbligatorio, nel momento in cui si incrocia una barca in pericolo, procedere al salvataggio, "ma questo è un altro tema".

Il ministro ha poi messo in evidenza il fatto che la maggior parte delle navi impiegate in queste operazioni dalle Ong sono registrate come commerciali, quindi "non è che sono traghetti per andare a mettersi d'accordo con gli scafisti".

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